Messaggi cinesi a luci rosse: due condannati ma sono spariti

In un centro di relax nella zona di Saione, alla fine della prestazione l'offerta dell'extra, a soli 20 euro in più. E quasi tutti accettavano

I messaggi cinesi erano a luci rosse

I messaggi cinesi erano a luci rosse

Arezzo, 7 dicembre 2016 - NON SOLO massaggi, ma anche «servizi particolari» per i propri clienti. Insomma un centro massaggi a luci rosse, nel cuore di Saione, i cui ex proprietari ieri sono stati condannati ad un anno e quattro mesi. La storia risale al maggio 2012 quando la guardia di finanza si apposta fuori del centro e all’uscita dei clienti fa loro domande sui vari servizi offerti. Messi alle strette molti raccontano del servizio extra che è stato loro offerto.

DOPO IL normale massaggio le signorine chiedevano se poteva interessare un’attività extra, intima manuale. Tanto bastò per far irrompere gli uomini delle fiamme gialle all’interno del locale, che venne sequestrato con il conseguente blocco dell’attivà. Partì la richiesta di rinvio a giudizio. Il Pm utilizzò come prove i tabulati telefonici delle chiamate che arrivavano al centro massaggi. Vennero sentiti tutti i clienti che in quel lasso di tempo avevano chiamato per prenotare un appuntamento. Clienti che divennero test nella prima udienza che vedeva i due proprietari accusati di favoreggiamento della prostituzione. Una decina gli uomini, di varia età ed estrazione sociale, chiamati a testimoniare.

Tutti, secondo i racconti, erano stati invitati a spogliarsi e a sdraiarsi, come avviene per un normale massaggio. Ma ad operazione terminato, ecco la proposta di un’attività extra, ovviamente dietro un ulteriore pagamento. Venti euro per la precisione, che si andavano a sommare alle quaranta chieste per il regolare servizio. Insomma un massaggio a luci rosse con esotiche fanciulle dagli occhi a mandorla, che tutti, da quanto raccontato, avevano accettato, ad eccezione di un giovane cliente.

IERI IL COLLEGIO, composto dal giudice Gianni Fruganti, Angela Avila e Francesco Bianchi, ha condannato, a processo in assenza (la vecchia contumacia) i due proprietari ad un anno e quattro mesi, più una multa di 1000 euro (con pena sospesa con la condizionale) per l’accusa di favoreggiamento della prostituzione. Sentenza ridotta, a fronte di una severa richiesta del Pm di 4 anni (siamo nell’ambito della famosa Legge Merlin che punisce con pene dai due ai sei anni chiunque favorisca e sfrutti la prostituzione) per le due aggravanti di aver favorito la prostituzione di dipendenti, le ragazze erano infatti regolarmente assunte e per aver agito in danno di più persone.

L’avvocato, Stefano Arrighi, aveva chiesta l’assoluzione con la dubitativa. Si era appellato alla mancanza della prova diretta, ovvero che i due fossero a conoscenza dei «servizietti» svolti dalle ragazze, considerando che i test avevano tutti confermato che il pagamento avveniva sempre e solo alle ragazze.

Gaia Papi