Bancarotta, Mancini & C. a processo: distrazioni per almeno 60 milioni

Manovre infragruppo per tamponare le crisi di liquidità delle singole società, ora rinvio a giudizio per tutti

Piero Mancini

Piero Mancini

Arezzo, 19 settembre - Piero Mancini, ex patron dell'Arezzo, va a processo per bancarotta fraudolenta. E con lui alcuni fra i principali esponenti della sua holding, fra i quali la figlia Jessica e il nipote Giovanni Cappietti. Lo ha deciso il Gup Piergiorgio Ponticelli che ha disposto per tutti il rinvio a giudizio. Le distrazioni dal patrimonio del gruppo riguarderebbero parecchiere decine di milioni, almeno 60 secondo i primi calcoli dai singoli capi di imputazione.

Si tratta di un'ipotesi di bancarotta infragruppo. In sostanza, i soldi uscivano da una società per tappare i buchi che si aprivano in un'altra, in un vortice di denaro senza fine. Il tutto è finito nel mirino dell'allora procuratore reggente Roberto Rossi, anche se nel corso dell'udienza il Pm d'aula è stato Andrea Claudiani.Gli avvocati difensori di Mancini e degli altri erano Luca Fanfani e alcuni legali di fuori Arezzo.

In sostanza, il Gup Ponticelli si è limitato oggi all'ordinanza di rinvio a giudizio, perchè il caso era stato chiuso nella discussione già alla scorsa udienza, con Claudiani che aveva chiesto il rinvio a giudizio e la difesa il non luogo a procedere. Il processo davanti al tribunale collegiale è fissato per il 12 dicembre, ma sarà solo la prima udienza. Ce ne vorranno molte per arrivare a sentenza