'Mio Dio cosa ho fatto': l'assassina si sfoga poi tace davanti al Gip

Lacrime e disperazione. 'Mi dispiace, ma lui mi picchiava'. E il perito suggerisce una perizia psichiatrica

Carabinieri

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Arezzo, 21 ottobre 2016 -  'Cosa ho fatto fatto? Cosa ho fatto? Sono frastornata, non ricordo! Mi dispiace ma lui mi picchiava». Sono queste le uniche parole sull’uccisione del marito Dino Gori pronunciate ieri mattina da Paola Marzenta dopo aver verbalizzato davanti al Gip di volersi avvalere della facoltà di non rispondere».  «Non ricorda quello che è accaduto e per il momento non è in grado di ricostruire i fatti – ha spiegato il suo avvocato Saverio Agostini – stiamo aspettando la decisione del giudice, abbiamo chiesto la scarcerazione con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, l’obbligo di dimora a Pratovecchio o in alternativa gli arresti domiciliari». Il Pm Andrea Claudiani vorrebbe invece che venisse confermata la custodia cautelare per pericolo di reiterazione del reato. 

Intanto il consulente Leonardo Donati, che giovedì ha analizzato i lividi e le tumefazioni della donna per capire se sono immediatamente precedenti al delitto o se invece risalgono a un momento precedente, ha invitato il Pm ad analizzare la possibilità di sottoporre l’imputata a una perizia psichiatrica. Paola era consapevole di quello che stava facendo quando ha imbracciato il fucile e ha sparato al marito? Se la donna verrà sottoposta alla perizia richiesta dal consulente, e se questa accerterà che quando ha sparato non era nel possesso delle sue facoltà mentali, un’altra importante attenuante potrebbe aggiungersi a quella probabile dello stato d’ira provocato dalle botte subite dal marito appena prima del delitto. 

Tuttio dipende dalla collocazione temporale dei lividi e delle tumefazioni: il consulente si è preso altro tempo prima di decidere e ha chiesto di visitare di nuovo Paola nei prossimi giorni. Agire nello stato d’ira, scatenato da una provocazione, è un’attenuante del reato di omicidio volontario riconosciuta dal codice penale. Rimane poi da capire l’esito della perizia psichiatrica. Ma Paola per il momento non ci pensa, vorrebbe solo tornare a casa. «Ovviamente non posso dire di averla vista più tranquilla durante l’incontro di ieri: è ancora sotto shock e certo l’ambiente duro del carcere di Sollicciano non la sta aiutando, anche se piano piano sembra prendere consapevolezza di quanto accaduto» ha raccontato Agostini. L’avvocato si trova ad essere un testimone chiave dell’inchiesta: subito dopo aver sparato il colpo che ha ucciso il marito, infatti, Paola ha chiamato Agostini, che per primo è arrivato nel luogo del delitto trovando la donna completamente fuori di sé e con il corpo e il volto tumefatto.

Francesca Mangani