Blitz nella casa di riposo abusiva: per ora gli indagati sono due

L'ipotesi di reato è esercizio abusivo della professione medica. Non sono risultati invece maltrattamenti e i problemi di igiene non sono eclatanti. Ma le indagini continuano

Una casa di riposo (foto di repertorio)

Una casa di riposo (foto di repertorio)

Arezzo, 25 marzo 2017 - Sono solo due per ora gli indagati dopo il blitz nella casa di riposo di Campoluci dove venivano ospitati anziani, in un paio di casi non autosufficienti, senza che i titolari avessero l’autorizzazione a operare. E’ il pubblico ministero Marco Dioni a condurre un’inchiesta gestita a più mani: collaborano  la Guardia di Finanza, la polizia municipale e la Asl.

L’ipotesi di reato è esercizio abusivo della professione medica, ma le indagini continuano e potrebbero portare ad altri avvisi di garanzia. L’intervento era scattato soprattutto per il timore che nell’edificio di Campoluci ci fossero casi di maltrattamento o comunque condizioni igieniche al limite. In realtà le forze dell’ordine e gli ispettori della Asl non hanno trovato una situazione particolarmente preoccupante da questo punto di vista, tranne alcuni aspetti igienici non eclatanti anche se da non sottovalutare.

E quanto agli ospiti, la coppia che gestiva la struttura usava nei loro confronti un trattamento che, secondo indiscrezioni di cui siamo in possesso, lo stesso magistrato avrebbe considerato dignitoso e consono alla residenza assistita, sistemata in un edificio di pregio. Il problema principale sembra dunque le mancate autorizzazioni necessarie per tenere aperta una struttura in cui si trattano casi delicati, visto che ci si occupa di persone anziane. E’ di questo che dovranno rispondere il cinquantenne italiano e la romena di 44 anni che risultano al momento gli unici indagati nella vicenda.

IL FATTO. Blitz nella casa di riposo abusiva che è stata poi chiusa dal sindaco. Ospitava anziani, alcuni non autosufficienti, ma secondo sindaco e polizia municipale non aveva le autorizzazioni richieste. Per questo una “struttura” dove “venivano svolte attività socio assistenziali”, situata alle porte di Arezzo, verrà chiusa con un’ordinanza del primo cittadino Alessandro Ghinelli.

A segnalare la struttura – come riporta l’atto datato 20 marzo – sono stati un medico di medicina generale e un infermiere territoriale dopo una visita ad una paziente non autosufficiente. I due operatori avevano notato altri anziani all’interno dell’edificio, un numero che probabilmente è apparso loro eccessivo.

A pochi giorni dalla segnalazione – in data 24 febbraio – la Procura della Repubblica ha emesso un provvedimento con il quale è stata disposta una perquisizione “locale e personale” svolta dalla Polizia Municipale di Arezzo insieme ad ufficiali del comando compagnia della Guardia di Finanza  lo il 7 marzo. Un sopralluogo al quale ha partecipato anche la Asl.

Lo scenario che si sono trovati di fronte gli operatori è stato riportato nero su bianco nell’ordinanza. All’interno della struttura gestita da un italiano e una donna rumena, vi erano “tredici anziani, quattro dei quali rinvenuti nel locale seminterrato […] mentre nel locale al primo piano sono stati rinvenuti ulteriori nove ospiti […], due di costoro sono stati indicati come non autosufficienti, mentre gli altri non sono stati ritenuti in grado di svolgere completamente e in modo autonomo le ordinarie funzioni quotidiane”.

Un tecnico del Comune presente sul posto, inoltre, “ha rilevato difformità sia dal punto di vista funzionale, sia dal punto di vista fisico e che, in particolare, le camere allocate al piano terra sono risultate tutte sovraffollate, in quanto dotate di un numero di letti maggiore rispetto a quanto consentito, mentre parte del piano seminterrato è risultato essere illegittimamente utilizzato come spazio soggiorno e come camere da letto”.

All’edificio inoltre, secondo il tecnico, mancavano i requisiti minimi in materia di abbattimento di barriere architettoniche per l’uso che ne veniva fatto. Ulteriori accertamenti svolti in seguito alla perquisizione hanno evidenziato che “nessuna richiesta di autorizzazione è mai pervenuta allo Sportello Unico Attività Produttive del Comune di Arezzo”.

E’ scattata così l’ordinanza del sindaco con la quale la struttura sarà chiusa. Nell’arco di 10 giorni i due responsabili “compatibilmente allo stato di salute ed alle condizioni più idonee in virtù della tipologia degli utenti ospiti della struttura con l’eventuale supporto dei Servizi sociali del Comune di Arezzo e della Azienda Usl” dovranno trovare una sistemazione per gli ospiti.Copia dell’ordinanza del sindaco è stata inviata anche alla Procura.