Addio a Peruzzi, il gentiluomo dell'antiquariato: i suoi tesori nelle case di tanti vip

Tra i suoi clienti Romiti e Bassolino. La sua fine segue di pochi giorni a quella di Artemio Buzzi. Camera ardente alla Misericordia. Oggi pomeriggio i funerali alla Pieve

Fausto Peruzzi con Giuseppe Fanfani, suo caro amico

Fausto Peruzzi con Giuseppe Fanfani, suo caro amico

Arezzo, 18 gennaio 2018 - Se solo avesse potuto, ne siamo certi, se ne sarebbe andato con un ultimo inchino. Quello che riservava, con affetto e senza fronzoli, a chiunque conosceva: ti vedeva da lontano e già impostava quel saluto, familiare agli amici. E’ morto ieri mattina a 74 anni, piegato dalla solita implacabile malattia, Fausto Peruzzi. Per tutti «Faustino»: ed è così che l’ex sindaco Giuseppe Fanfani lo ricorda commosso sul suo profilo Facebook. «Ciao Faustino».

Un congedo partito da lontano, perché da tempo era malato. Eppure non aveva perso quasi mai l’abitudine della sua solita passeggiata, specie in Fiera. Lo vedevi scendere giù da Borgunto, lì dove fino a qualche anno fa custodiva il fondo stracarico dei suoi tesori. Oggetti di valore, oggetti comunque di gusto. La sua avventura era partita da Todi, come restauratore, per continuare ad Arezzo seguendo la moglie, l’amore di una vita: e qui ad Arezzo era maturata in un raffinato gusto antiquario. Un gusto che poi lui traduceva nei suo aneddoti impagabili.

Come quando coniugava il racconto del ritrovamento dei mobili con il loro contenuto e con le storie di chi li aveva usati: come ad esempio nonno Serafino. E quel gusto era diventata una mano felice, la cui impronta è entrata nelle case anche dei vip: come Cesare Romiti, che era stato spesso un suo cliente, o come l’ex sindaco di Napoli Bassolino. O come i presidenti di calcio o i tanti orafi aretini, quelli le cui fortune erano cresciute vertiginosamente negli anni del boom, insieme alle loro case. «Ma quel periodo è passato: oggi i giovani hanno appartamenti piccoli e li arredano da Ikea» diceva con un pizzico di amarezza.

Gli occhiali scuri, d’inverno quasi sempre il loden verde perfettamente in piega, d’estate la giacca e la cravatta. Un uomo di altri tempi: un gentiluomo, la cui immagine rimarrà scolpita nella memoria del centro. Proprio come quella di Artemio Buzzi. Appena poche ore hanno diviso la fine di queste figure quasi di cerniera tra due mondi. E che lasciano sgomento il mondo dell’antiquariato, che un pezzo alla volta sta perdendo tutti i suoi protagonisti.

Il primo negozio importante Peruzzi lo aveva avuto proprio di fronte al Palazzo di Fraternita, sul lato di piazza Grande che risale verso le logge. In quella sorta di osservatorio privilegiato non solo sulla piazza ma anche sulla storia aretina. Moglie, due figli: si è spento a Siena ma lo hanno riportato subito nella sua città di adozione.

Prima alla Misericordia, lì dove è allestita la camera ardente, e poi in Pieve dove oggi pomeriggio saranno celebrati i funerali. Come seguendo passo passo lo stesso percorso di Artemio. Il loro è quasi un congedo in comune: a braccetto e magari con un ultimo, impercettibile inchino.

Salvatore Mannino e Alberto Pierini