A Salutio uno scrigno di tesori: scoperte altre opere di Tommaso Gorini.

Il Corpus del pittore è stato ricostruito grazie alle attribuzioni delle opere rirtovate nella Pieve di Salutio, a Castel Focognano.

La critica d'arte mina Gregori con Lucia Bencistà

La critica d'arte mina Gregori con Lucia Bencistà

Arezzo 8 febbraio 2018 - La pieve di Sant’Eleuterio a Salutio, nel Comune di Castel Focognano, si conferma uno scrigno di tesori: al suo interno scoperte opere risalenti a secoli diversi, grazie alle quali sono stati ricostruiti rapporti artistici e personalità del noto pittore Tommaso Gorini. E’ proprio in seguito alla recente attribuzione di queste stesse opere, siglata dallo storico d'arte Michel Scipioni, che oggi è possibile riscrivere la storia artistica della vallata e ricostruire il “corpus” del pittore. Ne è un esempio la pala con la “Circoncisione di Gesù”, una grande tela secentesca al primo altare a sinistra della Pieve, dipinta nel 1644 e finora considerata una delle sole tre opere conosciute e riconducibili a Gorini (le altre due si trovano a Pratovecchio e a Talla).

In seguito alle recenti scoperte della Pieve, la storica dell’arte Lucia Bencistà incaricata dell’inventario dei beni ecclesiastici della Diocesi di Fiesole, è riuscita ad individuare almeno altri nove dipinti del pittore, distribuiti tra il Casentino ed il Valdarno, ricostruendone così la personalità e i rapporti stilistici con grandi artisti fiorentini del tempo tra i quali emerge la figura del montevarchino Giovanni Martinelli. Proprio su Gorini è in uscita un saggio scritto dallo storico d’arte Michel Scipioni, che ha scoperto l’attribuzione della tela di Salutio, nel quale saranno illustrati i nuovi dipinti. L’opera di Salutio rimane senza dubbio la più documentata: fu commissionata dal pievano del paese, Tero di Tullio Teri quando il pittore lavorava a Firenze, nella propria bottega. Il trasporto della tela dal capoluogo fino alla Pieve è documentato da un dettagliato ricordo del pievano che racconta come dopo il prelievo dalla bottega fiorentina dell’artista, l’opera fu prima collocata nella chiesa fiorentina di Santa Margherita e poi da lì condotta, con una sosta a Bibbiena, fino a Salutio. L’impegnativo trasporto fu organizzato da Flaminio di Tullio Teri, fratello del pievano e confratello della compagnia del “Nome di Gesù”, che si recò personalmente a Firenze. Due facchini la trasportarono fino a Bibbiena dove ne giunsero altri quattro, ricordati tutti con i loro nomI: Gosto di Andrea, Santino di Giovanni di Salutio, Menco di Francesco da Fonteranfi e Francesco di Antonio da Valle Santa. Questi a loro volta, la condussero a Salutio dove il pievano la fece benedire dal vescovo di Arezzo Tommaso Salviati. Di Gorini, operante a Firenze alla metà del secolo, sono quindi emersi dall’oscurità un gruppo di dipinti chiesastici, finora anonimi, a lui riconducibili, che ce lo rappresenta come un pittore di non eccelsa qualità ma divulgatore pienamente aggiornato sulle novità pittoriche fiorentine, ingaggiato e richiesto più per lavori sia in aree periferiche che per committenze cittadine ed in grado di rispondere alle richieste di carattere devozionale che gli provenivano dal variegato mondo ecclesiastico.