Arezzo, 30 giugno 2014 - "Non riesco a concepire quello che è successo: mi vergogno e mi inchino davanti ai morti e ai loro discendenti, sappiamo quali responsabilità abbiamo di fronte ad altre persone".  Franck-Walter Steinmeier, socialdemocratico, ministro degli esteri di Angela Merkel, è il politico tedesco di più alto livello che abbia mai risalito il colle di Civitella: lo ha fattoa oggi, a 70 anni da quella strage avvenuta 12 anni prima della sua  nascita. E lo ha fatto con un passaggio che ha fatto correre un brivido nel paese.

Lo ha fatto oggi per incontrare la collega italiana Federica Mogherini, uno dei volti nuovi renziani, candidata numero uno al ruolo di superministro degli esteri della Ue. Quello di oggi potrebbe essere uno dei suoi ultimi impegni nell’incarico attuale.

Al termine delle celebrazioni il ministro Federica Mogherini, fermandosi con i giornalisti, ha anche detto che "le
parole pronunciate in italiano" dal ministro tedesco Steinmeier "hanno un significato politico ed emotivo molto forte" e "segna la necessita' di tramandare la memoria di quei fatti ai ragazzi che oggi hanno l'eta' dei ragazzi che hanno compiuto quelle stragi". 
"E' segno soprattutto - ha detto ancora il ministro Mogherini - la volonta' comune di costruire un presente ed un futuro in cui episodi come questo non si ripetano piu', in Europa e nel mondo". Il ministro Mogherini ha anche sottolineato che e' "la prima volta in cui due ministri degli Esteri" di Italia e Germania "si incontrano qui a Civitella. Un incontro che si inserisce in un percorso lungo per sanare le ferite della storia e tramandare la memoria".

"E' incredibile - ha ancora detto - vedere a settant'anni di distanza che c'e' un'agenda comune di lavoro tra Italia e Germania, una cosa impensabile settant'anni fa.Questo e' il frutto di una volonta' politica lungimirante e visionaria, e del lavoro costante fatto per la costruzione di uno spazio comune europeo che ci ha consentito di
arrivare sino a qua". I ministri Mogherini e Steinmeier, tra le iniziative previste per il settantesimo anniversario dell'eccidio nazista di Civitella, hanno inaugurato insieme la Sala della Memoria, nel centro della cittadina, al termine degli interventi ufficiali.

I due ministri degli esteri a Civitella, nella piazzetta, affollatissima, si sono fermati in un silenzio raccolto, evidenti ii segni di intesa  tra i due personaggi politici che hanno già avuto modo di incontrarsi negli ultimi mesi.

Sul colle su cui si arrampicarono i soldati della Hermann Goering per fare strage e razzia al suono degli strumenti musicali. Massacro comandato dal capitano Heinz Barz, uno strappo alla civiltà e insieme alla memoria e all'intera generazione di un paese che da quella strage è rimasto segnato nel profondo. 

Nel 2009 era venuto l’allora ambasciatore tedesco a Roma Michael Steiner. Un vertice che è l’ultima tappa di un percorso avviato dalla sentenza della Corte Internazionale dell’Aja del febbraio 2012: allora i giudici avevano dato torto ai tribunali militari italiani che a più riprese avevano condannato la Repubblica Federale per le stragi (il primo caso fu proprio quello di Civitella nel 2007), ma aveva anche invitato i due paesi alla trattativa.

Ma già prima dell'intervento del ministro un altro brivido era passato, legato all'intervento del sindaco di Kampfelbach, il comune del Baden Wuttemberg gemellato con Civitella. Ha fatto un discorso in tedesco ma ha interrotto ad un tratto con una frase italiana che è passata come un brivido nei luoghi della strage. "Mi inchino e chiedo perdono alle vittime e alle loro famiglie".

E ai margini c'è anxche la commozione del Papa. E' il Vescovo emerito Luciano Giovannetti a confermarlo in un'intervista a Tsd. "Gli ho raccontato quella vicenda che mi vide protagonista bambino di dieci anni e e di come sono scampato alla strage. Quelal vicenda lo ha commosso, ha mandato la sua benedizione a tutto il paese e l'indulgenza plenaria da tutti i peccati"

C'era anche il procuratore militare di Roma Marco De Paolis, che ha ricevuto la cittadinanza onoraria: è lui che sostenne l’accusa dinanzi al tribunale militare della Spezia, quello che nel 2007 inflisse la condanna a vita a Milde.