Arezzo, 28 giugno 2014 - STANGATA per quattro e in particolare per uno che la corte ha condannato a sette anni di reclusione trentamila euro di multa. Per altre tre pene intorno ai quattro anni, per un quinto, difeso dall’avvocato Alessandro Mori, è invece arrivata l’assoluzione.

Giunge così a compimento l’ultima tranche del processo di primo grado, un iter giudiziario partito con ben 37 imputati (in maggioranza tunisini e marocchini, ma anche albanesi romeni, italiani e uno svizzero) per poi dividersi in mille rivoli. Quasi tutti avevano fatto ricorso al rito abbreviato, mentre il processo ordinario si era appunto ridotto a cinque imputati. Il pubblico ministero Iulia Maggiore, aveva chiesto condanne pesanti, fino a sette anni di carcere.

MA C’ERA un punto interrogativo che gravava sull’aula dopo la scoperta di un inghippo. Ci si era accorti che mancavano all’appello le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e anche il perito chiamato a ricostruirle aveva alzato le mani: a causa di un problema al computer, erano andati perduti anche i suoi dati. A risolvere il tutto è stato il pm Maggiore che ha prodotto una copia delle trascrizioni, tanto tempo agli avvocati difensori (Alessandro Mori, Fiorella Bennati, Niki Rappuoli, Eduardo Manco, Cristiano Cazzavacca) di confrontarla con le copie in loro possesso per scoprire eventuali discrasie. Ma il contenuto tornava e quindi il processo si è svolto regolarmente fino a sentenza, annullando il rischio della prescrizione.

LA VICENDA era partita appunto dalla denuncia di un barista di via Vittorio Veneto che nel gennaio 2007 si era presentato negli uffici della questura raccontando che nel suo locale si spacciava e si consumava droga. Lui aveva cercato invano di allontanare gli elementi più pericolosi, ma adesso chiedeva aiuto alla polizia.

Aveva mostrato le immagini delle telecamere a circuito chiuso sistemate nel bar che testimoniavano liti tra bande di spacciatori, movimenti verso i bagni, situazioni insomma che avevano allontanato i clienti affezionati e che avevano spinto il barista a cercare un acquirente per cedere un’attività diventata un incubo. Da lì era partita una maxi operazionenelle zone più «difficili» della città.

APPOSTAMENTI, riprese video, pedinamenti, irruzioni in casa, arresti: un lungo lavoro degli uomini della squadra mobile allora guidata da Marco Dalpiaz . Denominata «Help me» per l’invocazione lanciata dal barista, l’operazione aveva portato all’arresto di 37 persone. 22 in flagranza di reato, distribuite nei quartieri di Saione, Campo di Marte e Sant’Agostino.

Sergio Rossi