Arezzo, 3 giugno 2014 - Mancano ancora oltre due settimane all'apertura di Icastica e la polemica intorno a Damien Hirst, uno degli artisti di punta dell'arte contemporanea ma insieme anche al centro di frequenti attacchi per l'uso nelle sue opere di animali morti, sta già montando a vista d'occhio.

Alla polemica, lanciata dagli animalisti via web, si sono uniti in moltissimi. Ad ogni ora cresce il numero di chi ha sottoscritto la petizione online “No opere di Damien Hirst ad Arezzo”. Sono quasi in 1300 e nei prossimi giorni presenteranno la loro petizione direttamente al sindaco Fanfani, come suggerito loro dalle associazioni animaliste Enpa, Lav, Leal, Oipa e Wwf che hanno già mandato una lettera congiunta nella quale contestano l'operazione con toni durissimi.

Le opere dell'artista inglese, dicono, sono già state definite a livello mondiale sadiche e raccapriccianti. Da qui la nota. "Evidentemente, l’assessore alla Cultura della città di Arezzo Pasquale Macrì non ha voluto tenere conto del tessuto sociale della città in cui presta il suo operato. Comportamento gravissimo”. E dal web in tanti si spingono a chiedere le dimissioni di Macrì.

E invitano a ricoprire il comune di lettere per opporsi all'arrivo ad Arezzo dell'opera.
Si tratterà di una pecora, proprio sotto formaldeide. "E' l'opera - spiega lo stesso Macrì - di un artista internazionale considerato ai massimi livelli dell'arte contemporanea. E che è in mostra permanente a Venezia".

Un'opera che è stata prestata dalla Fondazione Prada, da sempre molto attenta alle realizzazioni di questo artista contemporaneo. E che secondo Macrì si innesta nel tema di questa stagione di Icastica. "Una riflessione anche sulla morte: la morte degli animali come quella dell'uomo congelata nei calchi delle figure pompeiane. Fermare la morte non è istigare alla morte. Damien non uccide certo gli animali per realizzare le sue opere".