Arezzo, 6 maggio 2014 - Durante il processo Spaccarotella erano presenti accanto ai tifosi della Lazio per presidiare il palazzo di Giustizia. C’erano anche loro, gli ultras dell’Arezzo, nel luglio 2009 quando la sentenza di
primo grado aveva stabilito che l’ex agente della polizia stradale era colpevole di omicidio colposo e non volontario, anche se poi per i disordini che ne seguirono nessun ultras amaranto rimase coinvolto,
tanto che a processo sono finiti cinque tifosi laziali
.


Guardando in casa nostra,la tifoseria aretina non si può certo definire tra le più turbolente d’Italia anche se qualche volta alcuni tifosi sono balzati agli «onori» delle cronache per fatti poco edificanti, ma si è trattato di casi sporadici. Ad esempio, poco tempo fa ha fatto il giro delle testate nazionali la contestazione riservata a Giancarlo Abete, giunto in città per ritirare il premio dedicato ad Azelio Rachini, dirigente aretino della federazione, scomparso da qualche tempo. Un episodio che anche lo stesso Abete ha bollato come «il comportamento di due o tre esagitati che non rappresentano certo una città e una tifoseria». In curva, nel corso degli anni, c’è stato qualche personaggio legato ad ambienti estremisti e responsabile di atti di delinquenza comune, ma si è trattato di personaggi per i quali si può usare senza dubbio l’aggettivo «isolati».

Attualmente, sono quindici i tifosi dell’Arezzo sui quali pende il divieto di accedere alle manifestazioni sportive, il famoso Daspo. L’utlimo episodio che ha visto protagonisti gli aretini è stato nel settembre del 2012 in occasione
di un incontro con il Pierantonio. I tifosi, in quel caso, ingaggiarono una sfida con la tifoseriaumbra. Risultato, sei Daspo emessi dalla Questura, tre per parte. Che il tifo aretino sia tra quelli meno agitati lo confermano anche fonti della Questura che spiegano come la calma che regna nella stragrande maggioranza degli incontri che hanno come protagonisti gli amaranto sia frutto di più fattori.


«Ad Arezzo c’è una buona cultura calcistica, sportiva in generale. Il tifoso aretino non è affatto quello che va allo stadio con il solo intento di dare il via a tafferugli, c’è qualche personaggio particolare ma niente a che vedere con le persone di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni. Un Genny ’a carogna, un Gastone qui, per fortuna, non ci sono», ci spiegano. Inoltre, c’è il dato numerico: «Un conto è gestire una città di duecentomila abitanti con una tifoseria di ventimila persone, un conto è gestire duemila tifosi. Tra poliziotti e ultras, ad Arezzo, c’è un rapporto di reciproco rispetto, ci conosciamo ed essendo in numero tutto sommato esiguo per le forze dell’ordine è più semplice monitorare la situazione. Decisamente non è un tifo che dà problemi».

 

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