Arezzo, 28 aprile 2014 - E’ FINITO A CODA di sorcio, come si dice, con un fine settimana di pioggerella sottile, ma nel complesso è stato un buon weekendone di primavera, dal venerdì di Pasqua fino alla Domenica in Albis, passando per il 25 aprile. Dieci giorni in cui il turismo ha fatto il contrario del Werther di Massenet: si è fatto risvegliare dal soffio dell’april. Nella speranza, poi, che il Primo Maggio e l’Antiquaria che caratterizzerà il prossimo ponte ci mettano la ciliegina sulla torta. Al solito, il vero ruolo di traino se lo assume Cortona e il capoluogo sta dietro, ma questo è un altro discorso. Così come lo è che la quarta città della Toscana, scrigno poco conosciuto di capolavori, riesca ad attirare poco più di un decimo delle presenze di Siena: 200 mila contro un milione e mezzo. Persino meno di quante ne guadagni, all’ombra della luce riflessa di Firenze, la sperduta (nella piana di Sesto) Calenzano.

Non è un caso forse che l’oro, da queste parti, batta il turismo d’arte due a zero. Vedere per credere i confronti: tutto esaurito nel fine settimana di Oro Arezzo e tassi d’occupazione di alberghi e agriturismi fra il 70 e l’80 per cento fra Pasqua e il 25 aprile. Come a dire che il turista, ad Arezzo, ha piuttosto il profilo dell’uomo d’affari che non il Baedeker del vacanziere in zaino e famiglia al seguito. Intendiamoci, però, di quell’80 per cento qui non si lamenta nessuno, ci mancherebbe. Con un dato medio del 30 per cento, e punte negative fino al 20, è comunque un successo. Non sarà il pienone di Firenze e di San Gimignano, ma sono lo stesso numeri che consentono agli albergatori aretini, questi eterni profeti del nostro scontento, di guardare al futuro con un pizzico in più di speranza. E’ andata come l’anno scorso, forse anche un po’ meglio e tanto basta, quando incombono le rate dell’Imu e delle altre scadenze che avevano portato la categoria sull’orlo della rivolta contro l’ultimo balzello, la tassa di soggiorno cui pensa la giunta Fanfani per finanziare appunto la promozione turistica.

E TUTTAVIA le presenze nelle strutture ricettive (che sono ormai un migliaio in tutta la provincia, comprese le camere con o senza vista che i privati mettono in offerta per lucrare sui margini del mercato) sono soltanto uno degli aspetti di un turismo aretino che, almeno nel capoluogo, vive soprattutto di mordi e fuggi, di quelli che arrivano la mattina e ripartono la sera senza lasciare tracce ufficiali, ma che aiutano eccome le casse di ristoranti, trattorie, negozi di souvenir e prodotti tipici, quella insomma che si definisce di solito come la microeconomia del centro storico. Si veda ad esempio quanto è successo con l’ultima Fiera Antiquaria, la straordinaria del 25 aprile, l’unica dell’anno concentrata in un solo giorno. Non si trovava un tavolo per mangiare neppure a chiederlo in ginocchio (tutti in fila ad aspettare), i commercianti e gli espositori si sono concessi qualche largo sorriso, ma gli effetti sulle presenze vere e proprie, quelle che richiedono almeno un pernottamento, sono stati assai più modesti.

Idem dicasi per le gite scolastiche, che in questa stagione impazzano, ma che nelle strutture ricettive lasciano poco e niente. Tanto da indurre Piero Comanducci, decano degli albergatori, a lanciare una proposta alternativa alla famigerata tassa di soggiorno: «Perchè non mettiamo una tassa di ingresso sui bus di questi turisti dalla mattina alla sera? Arrivano e ripartono consumando servizi, parcheggi e angoli di città quasi senza contropartita. Facciamo pagare loro e risparmiamo gli ospiti degli alberghi».

COMANDUCCI, poi, ha un’altra idea fissa: un centro di accoglienza turistica nell’area ex Bastanzetti: «Quello di adesso è accanto alla stazione, dove arriva una parte minima dei turisti, così com’è serve a poco. Perchè non spostarlo nella vecchia fabbrica restaurata? Il museo dell’energia non è mai decollato, almeno si darebbe un senso a un’area sottoutilizzata». Prima, però, bisognerebbe che qualcuno si decidesse sul serio a fare accoglienza turistica, prima bisognerebbe che qualcuno pensasse a come promuovere una città ancora semisconosciuta nelle rotte del grande turismo. E’ questa la grande scommessa che nessuno ha mai provato a giocarsi. Quell’80 per cento di tasso di occupazione pasquale degli hotel dice che almeno si può tentare.