Arezzo, 18 aprile 2014 - ERA L’11 GIUGNO dell’anno scorso, Veronica Vezzosi aveva 35 anni e andava a morire in quella strada maledetta che è la regionale 71 a Santa Mama. Quasi un anno dopo, c’è finalmente un punto fermo su quell’incidente che commosse l’intera città. Veronica era un avvocato, era conosciuta, era moglie di un altro stimato legale, Simone De Fraja. Morì in auto contro un camion mentre tornava ad Arezzo dallo studio di Bibbiena e quel tragico fatto è stato rievocato ieri davanti al Gip Ponticelli.

Il conducente del camion, un trentottenne di Trevi, ha patteggiato la pena a un anno e due mesi, come sanzione accessoria è scattato il ritiro della patente per due anni. Ad assistere i familiari di Veronica c’erano gli avvocati Antonio Bonacci (per il marito Simone), Mauro Messeri (per i genitori della ragazza) e Riccardo Gilardoni (per il fratello). L’attività di indagine e di istruttoria sui luoghi era stata personalmente svolta dallo stesso Simone De Fraja la scorsa estate insieme al padre Roberto.

TECNICAMENTE il patteggiamento non è un’ammissione di colpa, ma è una sentenza di condanna e dall’udienza viene quantomeno ristabilita una verità di fondo rispetto alle supposizioni fatte dopo quella terribile sera di inizio estate, alla fine di un giorno piovoso e con la strada bagnata e scivolosa. E cioè che Veronica non era distratta al volante, non aveva in mano il telefonino, ma procedeva alla velocità consona su quel tratto di strada, dove tra l’altro insisteva un cantiere che rendeva il traffico più difficoltoso. Il giovane camionista, che trasportava un carico di ghiaia, procedeva invece a velocità più sostenuta di quella della ragazza, intorno agli ottanta chilometri all’ora.
L’udienza di ieri è un punto fermo non solo nell’iter processuale, ma anche per i familiari che tirano una riga su quei fatti anche se nessuno potrà restituire loro Veronica. Ma il tempo non è passato invano nel ricordo della giovane moglie di De Fraja.

LA FAMIGLIA, come annunciato dallo stesso Simone in chiesa il giorno dei funerali, era intenzionata a devolvere in beneficenza il ricavato dei fondi raccolti tra tutti coloro che avevano partecipato alla cerimonia funebre. Il denaro è servito a coprire le spese per quattro operazioni chirurgiche agli occhi a cui sono stati sottoposti altrettanti bambini africani che, altrimenti, non avrebbero potuto permettersi un intervento che ha regalato loro una diversa qualità di vita.

Una piccola grande consolazione per la famiglia di Veronica che adesso, dopo il patteggiamento da vanti al giudice, può chiudere definitivamente il capitolo giudiziario su quell’incidente del giugno 2013.