Arezzo, 16 aprile 2014 - Clamorosa decisione del Gip Gianni Fruganti che boccia quasi tutti i patteggiamenti per Fort Knox che erano stati concordati tra il Pm Marco Dioni e gli avvocati difensori. Tra i no quelli che faranno più rumore sono relativi alle posizioni di Andrea Squarcialupi, il figlio del patron di Chimet e UnoAerre Sergio, e Michele Ascione, referente aretino di Petrit Kamata, il capo dei capi del traffico di oro in nero verso la Svizzera.

Le istanze erano una ventina, ne passano soltanto tre per il reato minore fra quelli contestati, la ricettazione. Ma, sempre in tema di ricettazione, viene rigettata la richiesta (un anno e otto mesi) degli avvocati di Squarcialupi jr, Antonio D'Avirro e Roberto Alboni.

Per l'ex Ad di Chimet (le dimissioni dalla carica di consigliere delegato erano una delle condizioni del patteggiamento) è uno stop particolarmente doloroso. Per accedere all'applicazione della pena, aveva anche accettato un'integrazione della dichiarazione dei redditi, presentata lo scorso settembre,da cinque milioni di euro. Invece per il giudice quella di Squarcialupi jr non è semplice ricettazione ma va riqualificata come il più grave riciclaggio.

Di qui il ragionamento giuridico di Fruganti: le pene concordate non sono congrue, troppo basse. Si è partiti sempre dal minimo previsto dal codice con le riduzioni del rito e delle attenuanti generiche dilatata fino al massimo. Un ragionamento che dall'ex Ad di Chimet si estende a quasi tutte le altre richieste di patteggiamento.

L'altro nome eclatante che incappa nel no di Fruganti (i suoi legali Roberto e Simone De Fraja avevano concordato due anni di pena) è Michele Ascione, l'imprenditore nella cui disponibilità rientrava la villa di San Giovanni dei Mori, comune di Marciano, che la Finanza aveva appunto ribattezzato Fort Knox, il nome che aveva poi preso l'inchiesta. Lì, Ascione fu sorpreso nell'ottobre 2012 a scambiare oro contro contanti (un milione e mezzo in lingotti e uno e mezzo in denaro) insieme allo spallone svizzero Pier Giorgio Caldera.

C'è un'altra posizione importante che viene bocciata dal giudice ed è quella del napoletano.. c he voleva patteggiare due anni e mezzo, la pena più alta dell'intero lotto, ma che viene respinto con perdite. Ci sono poi gli imputati minori, tra i quali Ezio Bistarelli, difeso dall'avvocato Antonio Bonacci, il primo a chiedere di patteggiare. Anche per lui arriva il nyet di Fruganti.

Con il no ai patteggiamenti saltano anche le confische patrimoniali. I beni restano sotto sequestro, compresa la villa di Marciano, ma il loro destino sarà deciso al processo, a meno che gli imputati non chiedano di riformulare il patteggiamento in un secondo momento o altri riti alternativi. Il dibattimento principale, se ai 63 coinvolti nell'avviso di chiusura indagini del Pm Dioni dovessero aggiungersi anche i bocciati di oggi, diventerebbe ancora più monstre. Difficile trovare ad Arezzo un'aula capace di ospitare tanti imputati e almeno un centinaio di avvocati.

Quanto al Pm Dioni, lui mirava principalmente a recuperare risorse in favore dello stato, in un caso in cui la stima della Finanza per il traffico in nero è di quasi 200 milioni, anche a costo di non gravare sulle pene. Ma il Gip Fruganti la pensa diversamente. E il giudice è lui.