Arezzo, 15 aprile 2014 - L'hanno chiamata "L'ombra dell'Olmo", l'operazione con la quale sono stati emessi 12 fermi per sfruttamento della prostituzione.

PENSAVA A TUTTO l’organizzazione, anzi le organizzazioni che si erano spartite, con qualche attrito, il mercato della prostituzione di strada, da Olmo a San Zeno e dintorni. C’erano i consigli per gli acquisti (il tempo massimo da trascorrere con ogni singolo cliente) e c’era anche un controllo ferreo sulle prestazioni delle lucciole, che venivano monitorate attraverso i preservativi distribuiti.

Lo si capisce bene dalla messe di intercettazioni che stanno dentro alle decine e decine di pagine del provvedimento con il quale il Pm Marco Dioni ha disposto i fermi per gli indiziati di reato che erano stati individuati in precedenza dalla Squadra Mobile di cui è a capo Giovanni Schettino. Il quale, sia detto fra parentesi, nel blitz della notte fra giovedì e venerdì ci ha rimesso di persona. Una prostituta, una di quelle che con i fermi non c’entrava personalmente, ma solo perchè riguardava il fidanzato, lo ha morso a una mano e gli ha persino sputato addosso, costringendolo ad andare al pronto soccorso. Sette giorni di prognosi e i classici controlli anti-Aids, tutti negativi per fortuna.

GLI ARRESTI SONO dodici, ma ne sono stati eseguiti solo dieci. In due sono riusciti a scappare, prevenendo un’operazione in cui la procura aveva deciso di procedere con i fermi, senza aspettare l’ordinanza di custodia cautelare del Gip, proprio perchè c’era il pericolo di fuga. Ma qualcuno le manette è riuscito a subodorarle lo stesso. Sono tutti albanesi e rumeni, tranne un napoletano, Gaetano Lucarelli, 55 anni, detto «Maxi-taxi». Il che dice tutto del ruolo che svolgeva per l’organizzazione. Articolata in due gang distinte, ma caratterizzata da una ferrea spartizione del territorio: voi rumeni di qua, noi albanesi di là. Strada per strada, piazzola per piazzola, tratto per tratto della zona a luci rosse. E guai a chi sgarrava. La fine di tutto, infatti, comincia quando, la sera del 12 gennaio tre albanesi fanno irruzione in casa di quattro rumeni, «colpevoli» di aver dato conforto a una prostituta albanese pronta a tradire i suoi. Forse per amore.

La casa, nel quartiere di edilizia popolare di Indicatore, è dei Tutui, rumeni, Maricel, il padre di 44 anni e i due figli, Costinel, di 24, e Marius Daniel, di 22. Con loro c’è anche Leonard Costantin, 34 anni. E’ lui il vero bersaglio, quello che si era rubato la donna altrui. Lo aggrediscono con una mazza da baseball in casa e poi, per strada, con un cacciavite. I colpi li sferra Bledar Aliaj, 22 anni, appena giunto dall’Albania. Lì per lì passa per un tentato omicidio, ma le ferite sono poco più che graffi e presto arriverà la derubricazione in violazione aggravata di domicilio.

INTANTO, PERÒ, alla Mobile si apre un prezioso varco per guardare dentro il mondo della prostituzione di strada. Perchè Bledar, quando lo prendono la sera stessa a Pescaiola, ha in casa con sè due ragazze albanesi che sono inconfondibilmente lucciole. Il resto è il paziente lavoro di due mesi per segire il dipanarsi del filo di Arianna.

I telefoni finiscono sotto controllo, piano piano si rivela agli inquirenti il quadro degli affari, delle ragazze, del traffico di carne umana. La prima forma di controllo sono i rapporti personali che si instaurano fra gli sfruttatori, albanesi o rumeni, e le ragazze, quasi tutte giovanissime, alcune delle quali, a loro volta, si trasformano in aguzzine di altre lucciole. Maricel Tutui, dunque, era fidanzato con un’altra connazionale arrestata, Magdalena Onofrei, mentre Costantin se la faceva con Alma Calfa, che per difenderlo ha morso Schettino ed è finita anche lei in manette. Ma la giovane lucciola era a sua volta una vittima dello spietato meccanismo repressivo, come dicono le intercettazioni. La Onofrei il 7 febbraio racconta alla madrina di come «Costi» abbia picchiato violentemente Alma perchè voleva denunciare tutti. «Quello dovrebbe ammazzarla di botte», commenta la madrina. Con Magdalena che spiega: «L’ha pestata, le è montata sopra, le ha dato calci dappertutto. Se Maricel mi avesse picchiato in quel modo sarei morta». E infatti dice di aver avvertito la Calfa: «Ti ho portato io qui e io ti mando indietro dentro una bara, dalla tua mamma».

Scene di ordinaria violenza ma non solo. In un’altra telefonata, uno degli sfruttatori spiega alla protetta: «Devi fare marchette più brevi, se no non guadagni niente». E per tutte c’erano i preservativi contati: tot profilattici, tot rapporti, tot incasso da consegnare a fine serata. Chi sgarrava rischiava grosso.

Alla fine invece è arrivata la galera. Non solo per i Tutui, Costantin e Bledar, ma anche per Leonard Chelaru e Geta Mereseanu, rumeni, Edison Kavaci, Artan Rizvani e Alama Sula, albanesi. Li difendono gli avvocati Antonio Bonacci, Alessandro Mori e Andrea Santini. Da domani le udienze di convalida col Gip.