Arezzo, 27 marzo 2014 - E' finito in galera, a Sollicciano, anche un maresciallo dei carabinieri, Gargano il cognome, che fino a ieri ha comandato il nucleo di polizia dell'ufficio del lavoro di Arezzo. E' accusato di corruzione, anche se non c'entra con il maxi-traffico di droga sgominato dai carabinieri e dalla Dda fiorentina.

Il sottufficiale è inguaiato da alcune intercettazioni, secondo le quali, si sarebbe prestato a favorire la concessione di permessi di soggiorno ad alcuni dei componenti la gang dei trafficanti di droga. In cambio avrebbe dovuto ricevere un'auto che però non gli è mai stata consegnata.

Gargano non c’entra con il traffico di stupefacenti del quale ignorava la stessa esistenza. Per lui, comandante del nucleo dei carabinieri in forza all’ispettorato del lavoro di Arezzo (dipendente da Roam e dal comando provinciale dell’Arma) l’accusa è di corruzione. Avrebbe cercato in sostanza, secondo gli inquirenti, di favorire uno degli indagati nella sua richiesta di permesso di soggiorno ricevendo in cambio la promessa di un’automobile.

A difenderlo è l’avvocato Antonio Bonacci. Gargano sarebbe stato incastrato da un’intercettazione telefonica mentre sta parlando con un suo conoscente, intercettato perché evidentemente ritenuto contiguo alla gang criminale su cui la Dda sta indagando. L’uomo chiede al maresciallo se sa qualcosa in relazione a una verifica sulla situazione di uno dei fratelli Beshay (ritenuti dagli inquirenti fra i capi della banda) perché intende assumere nella sua ditta il giovane albanese che ha dunque bisogno del permesso di soggiorno. E' il marzo 2012 e non ci sarebbe, in quel momento, la promessa di un’auto in cambio del favore. L’auto spunterebbe fuori in un’altra intercettazione di settembre quando il maresciallo chiede all’imprenditore se è a conoscenza di un’occasione per acquistare una vecchia macchina per il figlio.
Ma la tesi difensiva sostiene che si tratta solo di un equivoco e che l’auto era stata venduta al prezzo di poche centinaia di euro e che, in una telefonata successiva, il maresciallo si premurebbe di chiedere all’imprenditore: ma quando me la fa pagare?
 

 i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Firenze, coadiuvati da quelli di Arezzo, La Spezia, Bergamo, Genova, Terni, Milano, Teramo e Pistoia, sono stati impegnati per ore nella esecuzione di due distinte ordinanze cautelari emesse dal GIP presso il Tribunale di Firenze, dottoressa Anna LIGUORI, nell’ambito di indagini coordinate dala Procura Distrettuale antimafia di Firenze (Sost. Proc. dott. Andrea CUSANI), nei confronti di complessivi 33 indagati (13 destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 3 all’obbligo di firma) ritenuti appartenenti a vario titolo a due diverse associazioni per delinquere finalizzate al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, entrambi radicate ed attive in Toscana e in altre regioni d’Italia.

I reati per i quali si procede sono, dunque, quelli di traffico internazionale di sostanze stupefacenti (cocaina ed eroina, ma anche marijuana) attraverso i territori di Italia, Albania, Olanda e Norvegia.

Nel contesto dell’operazione, è inoltre in corso l’esecuzione di circa 40 decreti di perquisizione personale e domiciliare nei confronti degli stessi catturandi e di loro complici indagati a piede libero.

I provvedimenti di cattura, la maggior parte dei quali emessi a carico di soggetti di nazionalità albanese, rappresentano la seconda tranche di un complesso e vasto filone investigativo - convenzionalmente denominato “SOTTOTRACCIA” - che già nell’aprile del 2013 aveva portato all’esecuzione di 37 ordinanze di custodia cautelare in carcere (di cui 24 eseguite all’estero, tra Albania, Belgio, Francia, Olanda e Svizzera), il deferimento in stato di libertà di altre 2 e il sequestro di svariati chilogrammi di cocaina.

Lo scenario sin da subito svelato appariva e si conferma oggi quello di consistenti traffici di stupefacenti attraverso i territori di più Stati che vedono nel Capoluogo e nella Regione Toscana, in genere, un luogo strategico di radicamento di interessi di grandi gruppi criminali, i quali sovente - come per le associazioni smantellate nella duplice e simultanea operazione di oggi - eleggono e prediligono il nostro territorio non più solo come appetibile mercato finale di distribuzione e smercio dello stupefacente, bensì più oltre, quale centro decisionale e base operativa primaria dell’organizzazione.

Gli sviluppi investigativi che oggi portano all’esecuzione di plurime ordinanze cautelari custodiali appaiono, dunque, il frutto di positive sinergie con apparati investigativi interni (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) ed internazionali (Centri di cooperazione di polizia), finalizzate all’acquisizione di notizie e riscontri di carattere operativo ed investigativo.

I risultati oggi raccolti possono, pertanto, essere compendiati:

-     nell’identificazione di due ulteriori distinte organizzazioni criminali operanti rispettivamente in Firenze e nella zona del Valdarno (Arezzo), con diramazioni anche in Liguria, accomunate tra loro dalla presenza di un pluripregiudicato albanese BESHAJ Dorian classe 81, detto “Babale”, domiciliato ad Arezzo, che ha rivestito il ruolo di fornitore ed organizzatore nell’ambito dei due distinti gruppi criminosi;

-     nell’individuazione dei canali di rifornimento dello stupefacente (importato dalla Norvegia, dall’Olanda e dall’Albania) con diversi livelli nelle attività di approvvigionamento, fornitura e smercio di ingenti quantitativi di “cocaina” (e anche di “marijuana”); entrambe le strutture erano, infatti, capaci di far giungere nel capoluogo toscano ed in provincia di Arezzo ingenti quantitativi di cocaina purissima che, una volta tagliata, veniva rivenduta al dettaglio attraverso una fitta rete di spacciatori italiani ed albanesi;

-     nella documentazione di numerosissimi episodi di spaccio di stupefacenti nelle province di Firenze ed Arezzo.

Ricordiamo, in particolare, che nel corso delle indagini, dalla fine del 2009 all’inizio del 2013, nel territorio nazionale ed in quello estero sono state già tratte in arresto in flagranza 14 persone tra albanesi ed italiani, tra cui un maresciallo dei carabinieri in servizio all'ispettorato del lavoro, con il sequestro complessivo di oltre 11 Kg di cocaina (nelle province di Firenze, Arezzo, Modena) e 15 Kg di marjuana (nella città di Milano), nonché la somma contante di 30.000 €.

L’indagine in argomento, sviluppatasi in un contesto criminale ostile e pericoloso, in quanto armato e in grado di poter contare su una fitta rete di complicità sul territorio, appare senz’altro di valenza strategica nel panorama del contrasto repressivo all’intera fenomenologia legata al traffico di sostanze stupefacenti, avendo consentito - nel breve volgere di appena un anno - di colpire ben tre distinte consorterie criminose di matrice albanese, tra le più attive dal punto di vista delinquenziale non solo in Toscana e in numerose altre Regioni del Centro e del Nord Italia, ma in molteplici paesi europei, con importanti e benefiche ricadute anche sui fenomeni criminosi indotti, tipici di tale etnia, quale lo sfruttamento della prostituzione, sovente praticato a scopo di autofinanziamento.