Arezzo, 2 marzo 2014 - Sono sempre più numerosi gli aretini che vanno al mercato. Tra i banchi si trova di tutto e per la maggior parte delle persone gli ambulanti sono sinonimo di risparmio oltre che la prima concorrenza della grande distribuzione. Ecco perchè sempre più spesso frequentiamo i mercati, da quelli di vallata a quelli cittadini come il mercato del sabato in via Giotto, quelli mattutini a Sant’Agostino o al Foro Boario, i banchi del pesce in zona Eden. L’importo medio dello scontrino? E’ variabile e dipende dai settori merceologici: per l’intimo si aggira intorno ai 15-20 euro, per la pigiameria si arriva ai 35, nell’abbigliamento si sale fino a 50-60 euro. Il mercato ambulante in provincia di Arezzo è costituito da 600 imprese. Sono 200 i banchi di quello settimanale di Arezzo, di cui 24 di alimentari e 28 produttori agroalimentari, il resto riguarda prodotti extra food. E negli ultimi anni, complici le difficoltà economiche, i clienti degli ambulanti sono cambiati profondamente.


Si trasformano i consumi e anche gli affari ne sono lo specchio. «Sarà l’effetto crisi ma si è alzata la fascia dei clienti che frequentano i mercati - dice Rodolfo Raffaelli presidente provinciale degli ambulanti di Confcommercio - la crisi si fa sentire anche nel ceto medio alto che adesso si vede di più al mercato, fanno acquisti anche quelle persone che prima compravano solo nei negozi. Un tempo i nostri clienti più assidui erano quelli del ceto medio-basso, dagli anziani pensionati alle famiglie monoreddito degli operai, le cose sono camiate da tre anni a questa parte». Così adesso ad essere meno presente è la fascia bassa della clientela che si ritrova con meno potere d’acquisto. Rispetto all’abbigliamento regge di più l’alimentari perchè se si può rinunciare a un maglione, non si può evitare di mangiare. La crisi è più forte quindi nel settore non alimentare e per far fronte ai tempi che cambiano il mercato si è orientato verso prodotti a basso costo.


«Ci siamo adeguati abbassando i prezzi senza però ricorrere alle cineserie – dice Raffaelli 54 anni e nel settore dal’87, nel commercio su area pubblica da 4 generazioni – chi sceglie di fare la spesa al mercato è attirato dalla possibilità di spendere meno e i nostri prezzi, soprattutto nel dettaglio alimentare, sono competitivi con quelli della grande distribuzione». Formaggi, salumi, frutta e verdura sono i prodotti più gettonati per chi acquista nei mercati rionali o settimanali. «Anche nel settore moda o casalinghi offriamo articoli che non temono il confronto con quelli dei negozi». Nell’abbigliamento stanno andando molto bene le vendite a stock di capi firmati. «Di solito si tratta di fine serie che acquistiamo in grandi quantità e che possiamo rivendere a prezzi bassi» dice Raffaelli. In provincia i più frequentati? Sono i mercati settimanali dei centri maggiori come Camucia o San Giovanni dove ci sono fino a 100 banchi. «Nelle vallate dove sempre più spesso sparisce il commercio fisso - continua Raffaelli - sostituiamo i negozi e siamo visti come attività parte integrante del paese. Nei mercati di vallata i clienti sono più fidelizzati e fanno anche ordinazioni precise. Ma è soprattutto qui che tocchiamo con mano la crisi».

Angela Baldi