Arezzo, 19 ottobre 2013 - Il silenzio di una città, le lacrime. Ieri all’ora di pranzo, quando è arrivata la bara di Alexandra Buffetti, la giovane uccisa dall’ex fidanzato nel suo appartamento di San Giustino Umbro prima che Cristian Rigucci facesse fuoco contro se stesso, suicidandosi.

Oggi quella bara bianca, che ieri era stata portata nell’auditorium di Santa Chiara e oggi è stata salutata sempre nell'auditorium con un momento di preghiera guidato dal parroco della cattedrale, don Alberto Gallorini. Poi l’ultimo viaggio verso Arezzo per la cremazione.

Intorno tanta gente, parecchi in piazza ad aspettare il suo passaggio per un ultimo applauso, una carezza. Anch eieri ad attendere il carro funebre, poco dopo le 13.30 c’era anche il sindaco Daniela Frullani che ha abbracciato con calore Primo Buffetti, il padre della ragazza. Il primo cittadino si trattiene a lungo nell’auditorium a rappresentare il cordoglio di tutta la comunità biturgense.


La mamma Agnes è passata panca per panca a donare una rosa bianca a tutte le donne presenti. Un gesto delicatissimo, una carezza che è sullo sfondo del femminicidio e che a uno dei drammi del momento dà del tu, anche con il coraggio di chi non parla di un problema sociale ma della tragedia della morte di una figlia.

La bara è appoggiata a terra, con pochi fiori e senza luci. Un proiettore intanto trasmette le immagini di Alexandra. Il confronto tra quei sorrisi e la cruda realtà stringe il cuore e fa salire le lacrime a molti. Ci sono anche il fratello Andrea e lo zio Claudio, poco dopo arriva anche mamma Agnes, mentre la sorella più piccola Arianna, appena 14 anni, arriverà a Sansepolcro dalla Francia in serata, insieme ad altri parenti.

Il padre si fa coraggio e rivive, insieme a chi gli è intorno, i momenti di quella notte maledetta. «Erano passate da poco le 2 quando ho sentito suonare il campanello di casa — ricorda Primo Buffetti — al citofono c’erano i carabinieri di Sansepolcro. All’inizio ho quasi pensato a uno scherzo, ma quando mi hanno detto che dovevo andare al più presto alla stazione dell’Arma di San Giustino ho capito che era tutto vero.

Sono montato in auto e ho iniziato a telefonare al cellulare di Alexandra senza ricevere risposta, ma è chiaro che non mi sono preoccupato più di tanto, perché pensavo che magari stesse dormendo. Ho riprovato più tardi e stavolta qualcuno ha risposto ma era un uomo: la voce di un carabiniere di San Giustino che mi dice di arrivare a casa di Alexandra perché c’è stato un problema. Non appena sono lì, vedo sotto casa carabinieri e polizia e allora capisco quello che è successo qualcosa di assurdo...».

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«IL SUO EX è arrivato in casa all’improvviso. Era tranquillo, non ha detto niente di particolare. Nessun litigio, almeno davanti a me, con Alexandra. Vista la situazione, però, ho deciso di andare via da quell’appartamento, lasciandoli e dicendo loro: «È meglio che vi chiarite da soli...».

Questo ha dichiarato ai carabinieri G.D., il trentatreenne biturgense che nella tarda serata di lunedì era andato a trovare Alexandra Buffetti nella sua abitazione di via Deledda a San Giustino. L’uomo avrebbe pure precisato agli inquirenti che la ‘frequentazione’ con la ventiseienne era abbastanza recente, pertanto non ci sarebbe stato ancora un legame sentimentale tra i due.

E comunque, al momento dell’arrivo di Cristian Rigucci, i due stavano parlando nel soggiorno.
«Non ho niente a che fare con questa storia» ha aggiunto G.D. che risulta impiegato in un’azienda di Sansepolcro.

Martedì mattina il trentatreenne è stato svegliato da una telefonata dei carabinieri della Compagnia di Città di Castello che lo hanno convocato in caserma per una deposizione. «Quando sono andato via dall’appartamento — ha ribadito G.D. — era tutto tranquillo... Non stavano litigando, quindi non avrei mai immaginato un epilogo del genere».

I MILITARI tifernati guidati dal capitano Alfredo Cangiano in queste ore stanno cercando di capire se Cristian, quando è giunto in via Deledda e ha trovato la sua ex fidanzata con il biturgense, avesse già con sè l’arma con la quale ha poi ucciso la giovane. Ma pare certo che sia tornato a casa per prendere la pistola per ritornare dalla ragazza nel giro di poco tempo, visto che San Giustino dista davvero pochi chilometri da Celalba.

Alexandra, come hanno sostenuto con forza i familiari, non ha aperto la porta di casa al suo assassino, visto che lui, a quanto pare, aveva una copia delle chiavi dell’abitazione con sè.

Fabrizio Paladino