Arezzo, 10 ottobre 2013 - Contrordine a Villa Wanda. Quando tutto era già pronto per l’asta in cui doveva essere venduta la magnifica (e mitica) residenza del Venerabile Licio Gelli sulla collina di Santa Maria delle Grazie, a metà febbraio 2006 arrivò improvvisa la sospensiva del giudice.

La villa che prende il nome dalla moglie dell’ex capo della P2 non venne ceduta all’incanto, quello che fu il massone più famoso d’Italia non venne sfrattato nè tantomeno costretto ad abbandonare la casa che è sua da quasi mezzo secolo. Ufficialmente, l’ordinanza del giudice dell’esecuzione imobiliare del tribunale di Arezzo Simone Salcerini parlò di trattative in corso fra Gelli e l’erario, che da lui pretendeva tre miliardi in vecchie lire per le spese di giustizia del processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano.

Con Gelli che resta padrone in casa sua, nella villa che da decenni racchiude molti dei segreti di un potente abituato a muoversi nell’ombra. Secondo la leggenda (per la storia occorreranno altri riscontri) dalla collina di Santa Maria delle Grazie, dalla splendida magione costruita fra la fine dell’800 e i primi del ’900, passano molti dei misteri d’Italia. E insieme ai misteri sarebbero passati a decine i potenti di ogni settore. E stando a un mito che non ha mai avuto la conferma della cronaca ufficiale, non sono gli iscritti alla P2, i cui elenchi furono ritrovati però non dentro la villa, appartenuta in passato a Mario Lebole col nome di villa Carla, ma nell’ufficio di Gelli alla Giole di Castiglion Fibocchi. Nel grande parco di Santa Maria delle Grazie fu invece scoperto il cosiddetto tesoro di Gelli. Era il settembre del 1998 e il Venerabile era latitante in Francia.

Gli uomini della Digos trovarono decine di lingotti d’oro interrati nelle fioriere. Gli stessi che di recente sono stati messi all’asta a Roma. Asta andata peraltro deserta o quasi. Così come, negli anni scorsi, era stato disertata dai potenziali acquirenti un’altra gara all’incanto per Villa Wanda, 36 stanze distribuite su tre livelli più una mansarda: grandi saloni con mobili d’epoca, quadri antichi e preziosi tappeti al primo piano, studio di Gelli e archivio (quello che l’11 febbraio 2006 era stato donato a Pistoia) al secondo, camere da letto al terzo. Nello studio del notaio Tuccari era già tutto pronto per la nuova asta.