Pieve Santo Stefano, 15 settembre 2013 - E' ancora un diario di guerra, sia pure anomalo, che conquista l'edizione di quest'anno del Premio Pieve, la cui cerimonia finale è ancora in corso nella cittadina dei Diari. Vincono Francesco Leo e Anna Maria Marucelli, con la loro corrispondenza che si estende per tutta la seconda guerra mondiale e la prigionia di lui in India, che durerà fino al 1946.

Diario anomalo appunto perchè non racconta tanto un'esperienza bellica quanto il rapporto che nasce fra una madrina di guerra, figura tipica dell'epoca, donne che si prendevano la tutela di un combattente e lo seguivano per lettera, e un tenente dell'esercito italiano.

Le lettere cominciano nel 1940 e proseguono anche dopo che lui è stato fatto prigioniero e inviato in India. Un rapporto che sfocerà dopo la guerra in qualcosa di via via più profondo, fino a che lui e lei diventeranno marito e moglie e si faranno una famiglia con figli.

Loro non ci sono più. Francesco, milanese d'origine, è morto nel 1984 a 71 anni. Anna Maria, fiorentina, di un anno più anziana, ha vissuto invece fino al 2005. A portare il loro diario-epistolario fino a Pieve ci hanno pensato gli eredi. E questa corrispondenza è piaciuta tanto che la giuria ha deciso di assegnargli il primo premio.

Al pomeriggio finale è stato protagonista il cantautore Vinicio Capossela, una delle star della musica italiana contemporanea. In mattinata era stato inaugurato anche il Museo dei Diari, un'altra delle iniziative legate al premio e a una città che vive sempre più per questo evento letterario assolutamente inedito nel panorama culturale nazionale.

Un amore sbocciato lettera dopo lettera, parola dopo parola. Sullo sfondo la seconda guerra mondiale, la prigionia di uno dei due protagonisti in India e tutte quelle vicende politiche che dal 1940 al 1946 hanno infiammato il mondo occidentale.

E’ il fitto epistolario tra Annamaria  e Francesco. Lei madrina di guerra, fiorentina che vive a Roma, nel 1940 inizia a scrivere lettere a lui, milanese che dopo aver combattuto in Africa orientale come volontario e in Libia viene catturato dagli inglesi e trasferito come prigioniero in India. Annamaria non può immaginare che un giorno si conosceranno, che il sentimento nato durante la corrispondenza trasformerà pian piano in amore e che lui diventerà il padre dei suoi figli.

“Le lettere – si legge nella motivazione – che vanno dal 1940 al 1946, si presentano alla lettura avvincenti come un romanzo, per il tentativo di avvicinarsi di due personalità forti e a tratti opposte. Negli anni l'amicizia si approfondisce fino a sfociare in un legame d'amore che durerà tutta la vita”.

Secondo, quasi a pari merito è arrivato il diario di Francesco Sartori “Con gli occhi di un padre” e hanno meritato una menzione il diario “Musafir” di Rosario Simone e le memorire “Patrie ingrate”di Adriano Andreotti.

Ospiti di eccezione della giornata finale del Premio sono stati il Cantautore Vinicio Capossela e la giornalista freelance Francesca Borri.

Capossela ha ricevuto il Premio Città del Diario, riconoscimento che viene attribuito a personalità del panorama culturale che si sia distinta per la sua attenzione ai temi della memoria. “Capossela – si legge nella motivazione del riconoscimento - ha raccontato con un angolo visuale originale la crisi greca, diverso da quello dei vertici economici della Troika, scegliendo ol rebetiko e i rebetes, musica e musicisti tornati rappresentativi di un popolo sofferente. La sua testimonianza fuori dal coro, in questo molto simile a quelle della gente comune conservate in Archivio, ha dunque offerto un contributo determinante alla trasmissione della memoria di questo passaggio storico”.

A Francesca Borri è stato invece consegnato il Premio Tutino Giornalista. Il riconoscimento è alla sua prima edizione ed è stato istituito in ricordo del fondatore dell’Archivio dei Diari, nell’anno in cui avrebbe compiuto 90anni. “Francesca – si legge nella motivazione del Premio - ha deciso che presto tornerà ad Aleppo per raccontare: vorremmo far sapere agli editori di giornali che preferiremmo che lei, e i giornalisti come lei, avessero lo spazio per raccontarci cosa sta accadendo ”veramente” in Siria. E non soltanto quanti morti ci sono stati e in quale macabro contesto. Vorremmo che qualcuno tornasse a pubblicare delle analisi, a dipingere degli scenari, a concedersi degli approfondimenti. Siamo certi che anche Saverio, il giornalista, lo vorrebbe”.