Arezzo, 18 febbraio 2013 -  La più grande operazione di controllo delle aree protette dalla circolazione fuoristrada mai verificatasi in ToscanaTrentotto enduristi fermati durante una maxi operazione condotta da trenta agenti del Corpo Forestale dello Stato, con il supporto dell'elicottero.

Si sono dislocati in abiti borghesi lungo i vari sentieri, con tanto di elicottero che ronzava sulle loro teste. L'operazione del Comando Regionale della Toscana del Corpo Forestale dello Stato, con il supporto del reparto volo di Roma, ha interessato le province di Arezzo, Siena e Firenze, dove i locali Comandi Provinciali hanno lanciato una importante azione a tutela delle aree protette attraverso il controllo della circolazione fuoristrada nei Comuni di Cavriglia, Greve in Chianti e Radda in Chianti, dove si estende uno dei siti comunitari più belli e importanti dell’Unione Europea, denominato ‘’Monti del Chianti’’  da tempo assalito e profondamente segnato dai veicoli a motore in ogni dove.

Era da poco passato mezzogiorno quando le pattuglie fiorentine del Corpo Forestale dello Stato hanno intercettato, in prossimità del Monte di San Michele,  i primi gruppi di enduristi in transito all’interno del Parco di San Michele.

All'alt solo uno si è fermato sottoponendosi ai controlli mentre l’altro se l'è data a gambe. Ne è nato un vero e proprio inseguimento per le vallate con tanto  di elicottero del reparto volo di Roma che, alzatosi da
Lucoloena, ha iniziato l'inseguimento fra i canaloni, conslusosi a valle del Monte di San Michele in mezzo alla vegetazione dove il gruppo è stato intercettato e fermato dagli stessi elicotteristi che hanno proceduto alla loro identificazione.

Immediatamente dopo l’elicottero si è gettato ad un altro inseguimento, questa volta in direzione di alcune praterie di Greve in Chianti dove il Comando Stazione di Montevarchi aveva segnalato un altro gruppo di enduristi che stavano procedendo in direzione di Lucolena. Anche questa volta l'elicottero è riuscito ad intercettarli sbarrando loro la strada poco prima che raggiungessero una fitta area boscata.

Anche loro, come gli altri, sono stati condotti al posto di controllo del Monte di San Michele.

Ed ecco il bilancio dell’operazione: 38 enduristi, provenienti dal fiorentino, senese e aretino si sono visti contestare una sanzione amministrativa di circa 200 euro per violazione della Legge Regionale Toscana che vieta espressamente la circolazione fuoristrada su fondi naturali soprattutto laddove esistono aree
sottoposte a particolari forme di tutela per il loro interesse naturalistico.

L’iniziativa è stata pianificata dal Nucleo operativo speciale di Arezzo e dal Comando Stazione di Montevarchi che, in supporto al Comando Provinciale di Firenze, hanno svolto sin dal mese di dicembre sopralluoghi costanti e discreti finalizzati alla determinazione del flusso ‘’motoristico’’ e delle rotte seguite dai predetti mezzi e ciò al fine di pianificare un operazione che fosse efficace ed adeguata alle esigenze richieste dalla situazione.

I rilievi preparatori dell’operazione hanno sin da subito evidenziato le criticità dello stato dei luoghi in cui le tracce dei veicoli a motore sul fondo naturale sono l’immagine più ricorrente in qualsiasi direzione si guardi. Prati strappati, sentieri letteralmente arati, canalette divelte, sottobosco danneggiato e tracciati aperti su pascoli, praterie, bosco e rimboschimenti e tutto ciò in mezzo ad un pollulare di cartelli che invitano al rispetto della natura e alla tutela delle aree protette.

Sono stati sentiti residenti, taglialegna, turisti e passanti e tutti hanno evidenziato l’insopportabilità del comportamento tenuto da molti ‘’ fuoristradisti’’ che a loro avviso oltre a non tenere conto dell’ambiente
addottavano condotte pericolose per la sicurezza di loro stessi e per gli altri utenti fruitori del parco.

Per questo l’area è stata sottoposta a monitoraggio per alcune settimane ed il quadro che ne è emerso è stato raccapricciante. Flotte di enduristi, quaddisti e jeep provenienti dalle direzioni di  Firenze, Siena e Arezzo ivi giunti trattavano quell’area come una vera e propria arena, su e giù per i prati, salti, testa coda, sgommate, transiti nelle brughiere nei boschi, nei pascoli, apertura di tracciati anche laddove sembrava impossibile transitare e ciò in barba a ogni norma, regolamento o raccomandazione posta a tutela del patrimonio naturale comune.