Arezzo, 25 gennaio 2013 - La procura non crede alla verità del ragazzo bene di Sansepolcro, accusato di aver violentato una quindicenne durante la notte bianca biturgense del 14 luglio. Non crede che la ragazza avesse acconsentito al rapporto sessuale, come lui dice, non crede che potesse farlo, nello stato di alterata coscienza per l'ubriachezza in cui si trovava. Per questo il Pm Alessandra Falcone ha chiuso l'inchiesta carico del diciottenne accusandolo di violenza sessuale.

Ora gli avvocati difensori, Giuseppe Fanfani e Franco Testerini, hanno venti giorni di tempo per presentare le loro controdeduzioni, ma è probabile che dopo la procura chieda il rinvio a giudizio del giovane dinanzi al Gip. Inutile dire che in tal caso lo studente, rampollo di una famiglia bene di Sansepolcro, rischia una condanna pesante.

I fatti si svolsero alle ore piccole, quando già la notte bianca volgeva al termine. Il diciottenne, dopo aver incontrato nella folla la ragazzina che già conosceva, la convinse ad appartarsi in un vicolo del centro storico, via della Castellina, e lì si consumò il rapporto sessuale, molto agitato, tanto che la ragazza ne uscì scarmigliata e sconvolta.

Lo studente la riaccompagnò poi tra la folla e l'affidò a un conoscente, prima di andarsene a casa. Quando gli altri componenti della sua comitiva ritrovarono la quindicenne lei era palesemente sotto choc. Per questo l'accompagnarono in ospedale, dopo essersi consultati con la famiglia. Lì apparve evidente che qualcosa non andava, si decise perciò per il trasferimento al San Donato di Arezzo, dove furono avviate le procedure del codice rosa antiviolenza, compresa la segnalazione alla procura.

Il ragazzo venne invece rintracciato dai carabinieri la mattina dopo, una domenica, nella sua abitazione. In caserma fonrì la sua versione: lei ci stava. Ma il Pm Falcone non ci ha creduto e ora il diciottenne rischia grosso.