Arezzo, 18 settembre 2012 - AAA Immobiliare Repubblica Italiana: vendesi e affittasi. Palazzi di governo, carceri, caserme vecchie e nuove, appartamenti trasformati in sedi di uffici pubblici: ce n’è per tutti i gusti. Così come nelle cifre. Lo stato italiano è uno sprecone generoso che prende con una mano (di rado) ed elargisce con l’altra (più spesso). Tanto per dire, lo sapevate che il simbolo stesso del potere centrale sul territorio, la prefettura che non per niente si chiama Palazzo del Governo, non è di proprietà statale?

Troppo semplice, direte voi. Infatti. Il pregiato edificio di Poggio del Sole, progettato da un grande dell’architettura italiana come Giovanni Michelucci, appartiene alla Provincia, in base a una vecchia legge del 1911. La Repubblica Italiana paga l’affitto, come un qualsiasi inquilino: 112.587 euro l’anno. Nemmeno tanto, visto il valore dell’immobile, di cui peraltro l’Agenzia del Demanio, l’ufficio pubblico cui spetta la gestione del patrimonio statale, fa una stima non troppo elevata: un milione e 614 mila euro, meno di una caserma o di un carcere, come vedremo.

Il caso immobili pubblici esplode proprio dopo una nota ufficiale della prefettura che fa il punto su quello che era stato presentato come un grande scandalo ed era invece una grande bufala. Che succede? Che un sito Internet aretino sbagli clamorosamente nella lettura dei tabulati dell’agenzia del demanio. Trasformando in canoni d’affitto quelle che sono invece le stime sul prezzo degli immobili. Ne esce fuori un carro di Tespi nel quale uno stato che ha pure le mani bucate sarebbe una sorta di gigantesco elargitore di somme iperboliche, addirittura alcune decine di milioni di pigione l’anno. La prefettura è costretta alla rettifica («Notizie fantasiose e destituite di qualsiasi fondamento»), il resto lo fa La Nazione, consultando gli stessi tabulati dell’agenzia del demanio, che si suddividono in due grandi categorie: gli edifici di proprietà pubblica e quelli che invece l’amministrazione statale affitta per uffici.

Bene, cominciamo dai primi, le proprietà, la cui stima complessiva solo in città è di circa una trentina di milioni. Aggiornabile perchè la lista non sembra affatto completa. Stando all’elenco, l’immobile col valore più elevato è quello al 157 di via Garibaldi: 8 milioni e 901 mila euro. E qui è subito giallo. Perchè al 157 c’è (controllare per credere) un modesto palazzo condominiale sul retro della caserma Cadorna, con annesso provveditorato delle opere pubbliche. Che possa valere tanto è improbabile: nemmeno tutta l’area della caserma. C’è un errore, magari un numero civico sbagliato? Vai a capire, nemmeno da Roma sanno rispondere. Il Comune esclude che all’interno della Cadorna ci siano edifici di proprietà statale: è tutto di Palazzo Cavallo. Fatto salvo appunto il condominio.

Il secondo posto nella lista tocca al carcere di San Benedetto appena ristrutturato e in parte riaperto: valore 8 milioni e 370 mila. Quindi la caserma Menci di via Baldaccio, ormai una dependance della Questura: l’agenzia la stima 7 milioni e 939 mila, probabilmente, vista anche la posizione, li vale tutti. Ma è un prezzo d’affezione: chi se la compra una caserma?

Un acquirente, invece, potrebbero trovarlo presto le due sedi della Guardia di Finanza che si appresta a cambiare indirizzo: il tempo di ristrutturare la Caserma Italia, costruita come base della Milizia fascista a fine Ventennio, e le Fiamme Gialle si trasferiranno lì. Lasciando liberi i due palazzi di via della Società Operaia (Comando provinciale) e via Michelangelo (comando compagnia). Il primo è stimato dal demanio un milione e 939 mila euro, il secondo un milione e 364 mila.

Sono entrambi centralissimi e non dovrebbe essere difficile ricollocarli sul mercato o farne la sede di altri uffici pubblici. Con ovvio vantaggio delle amministrazioni che oggi pagano l’affitto ai privati. A proposito di Caserma Italia: non figura nell’elenco dell’agenzia, così come la contigua (e chiusa da anni) Caserma Piave, che il Comune ha venduto alla sovrintendenza. Perchè? Mistero dei ministeri e dei loro uffici periferici. Al pari della giungla degli affitti che ci apprestiamo a raccontare qui sotto.

L'affittopoli degli uffici periferici aretini dello stato dura, è il caso di dirlo, lo spazio di un mattino. Il tempo perchè il sito che aveva sollevato lo scandalo si accorga di aver preso un clamoroso granchio e faccia marcia indietro. Ma il caso resta, sia pure non nelle dimensioni iperboliche con cui era stato presentato, confondendo il prezzo stimato degli immobili con le cifre dei canoni pagati dalla pubblica amministrazione. Perchè comunque lo stato affitta e affitta tanto, magari anche trascurando gli immobili di proprietà. Affitta ad esempio, oltre al caso simbolico della prefettura (112 mila euro l’anno alla Provincia in base a una legge d’antan che risale al 1911), i locali che ospitati gli uffici finanziari di Campo di Marte, a cominciare dall’agenzia delle entrate.

Sono due piani, di proprietà di una nota famiglia aretina, che rendono agli affittuari la bella somma di 300 mila euro l’anno. Niente di clamoroso, sulla base almeno dei valori di mercato: due piani in uno dei condomini del prestigioso falansterio ex Standa, per parecchie centinaia di metri quadrati. Infatti l’agenzia del demanio stima il valore dei due immobili rispettivamente a un milione e 311 mila euro e 3 milioni e 562 mila, per un totale che sfiora i cinque milioni. Che senso ha fare il conto del valore dell’immobile quando si paga l’affitto? Serve, spiegano fonti della prefettura, a fornire il parametro per il calcolo delle spese della pubblica amministrazione, a cominciare dallo stesso affitto: non si può andare oltre una percentuale data (e modesta) della stima complessiva.

Campo di Marte, comunque, non è la sola sede statale per la quale si paghi il canone a un privato. C’è ad esempio il grande appartamento di via Madonna del Prato che ospita la direzione provinciale del Tesoro e la ragioneria territoriale dello stato: anche lì siamo a centinaia di metri quadrati in un palazzo importante in pieno centro (stima dell’agenzia del demanio un milione e 400 mila euro). In questo caso l’affitto resta una cifra imprecisata, ma tutto lascia pensare che sia anche una somma importante, almeno se c’è un rapporto di proporzionalità con Campo di Marte.

Idem dicasi per i due complessi d’ufficio di via Piero della Francesca: uno dà casa all’ex provveditorato agli studi (ora si chiama direzione scolastica provinciale), l’altro ancora uffici finanziari, fra cui la commissione tributaria provinciale. Anche in questo caso l’impressione è che se ne vadano in canone parecchie decine di migliaia di euro. Almeno se corrisponde al vero la stima che degli immobili fa il demanio: oltre un milione e 600 mila.

Ci sono poi le situazioni strane, come quelle in cui lo stato è ospite di se stesso, pardon, degli enti locali. La Provincia, ad esempio, non è soltanto proprietaria del Palazzo del Governo di Poggio del Sole, ma anche della caserma dei vigili del fuoco di via degli Accolti, stimata dall’agenzia un milione e 447 mila euro. Valore relativamente modesto per un complesso di quelle dimensioni, cui si spera che corrisponda un affitto equo. Fra affini, come sono un ente locale e lo stato centrale. C’è infine il palazzo fantasma. Al numero 10 di via Fra’ Guittone. Nell’elenco figura ancora come edificio per cui lo stato paga l’affitto, in realtà corrisponde all’ingresso della vecchia questura, trasferita da anni. Ora c’è l’ufficio viabilità della Provincia, proprietaria del palazzo. Solo una dimenticanza? C’è da augurarselo.


Salvatore Mannino