Arezzo, 5 settembre 2012 -  Come gli Stati Generali della Provincia di Arezzo. Borsa Merci gremitissima, sindaci da tutto il territorio, dal Valdarno alla Valtiberina, dalla Valdichiana al Casentino. E nessuna defezione, per un messaggio chiaro al Governo e alla Regione. "Le mie dimissioni - ha tuonato il sindaco a chiusura del lunghissimo incontro (iniziato alle 17,30 e conclusosi tre ore più tardi) - sono ancora qui sul tavolo, come quelle di tutta la classe dirigente aretina, da Tricca fino a Fabianelli.

Non è il momento di avere paura, chi ha paura lasci i suoi incarichi pubblici. Bisogna raccogliere questo straordinario esempio di unità per combattere per il territorio e la nostra gente, basta con una politica regionale che ci ha progressivamente spogliato e che adesso arriva all'obiettivo finale, mai intendo pronunciare la frase: Arezzo provincia di Siena. E sia chiaro che voglio continuare a fare il sindaco, non scappo, non ho le velleità romane che i maligni sussurrano. E' per questo mandato, ricevuto dagli elettori voto su voto, che mi sono deciso al rumoroso gesto. E dunque non ci sono alternative: o Arezzo provincia autonoma, o Arezzo capoluogo dell'area vasta".

Schierato, come La Nazione aveva annunciato, l'arcivescovo Riccardo Fontana: "La chiesa sta con Arezzo, io sto con Arezzo".

"Quella di questa sera non è una manifestazione contro nessuno. Tantomeno contro la Regione o il suo Presidente". Così all'apertura dell'iniziatva il presidente della Provincia Roberto Vasai. "Con il decreto, poi diventato legge, sulla spending review – ha proseguito Vasai - si è cercato di rispondere a questa domanda, secondo me nel modo sbagliato. Si sono fissati due paletti rigidi, senza alcuna oggettività, che ostacolano l’esercizio dell’autonomia che la Costituzione riserva agli enti locali interessati.

Sarebbe stato sufficiente individuare l’obiettivo - ovvero il dimezzamento delle Province - rimandando tutte le scelte al livello territoriale, con potere sostitutivo del Governo in caso di inerzia. Aggregare le province di Arezzo-Siena-Grosseto, equivarrebbe a creare una nuova Provincia grande quanto la metà della regione, ovvero il doppio delle altre due Province che si vorrebbero creare; contraddicendo clamorosamente anche il Testo Unico degli enti locali, il quale all’art.21 prevede che ciascun territorio provinciale deve corrispondere alla zona entro la quale si svolge la maggior parte dei rapporti sociali, economici e culturali della popolazione residente.

Se poi andiamo a leggere l’ormai mitizzato rapporto Irpet che viene posto all’origine della scelta delle 3 area vaste – ha spiegato il Presidente della Provincia - l’asino cade definitivamente, perché la lettura che viene data della realtà della Toscana del Sud ha ben poco a che vedere con la realtà di questo nostro territorio. Cito due dati: per densità della popolazione Arezzo sta ben oltre la media regionale (103 contro 73) e per quanto riguarda l’industria, mi corregga il Presidente Fabianelli se sbaglio, il contributo al Pil provinciale è superiore al 26%, mentre la media regionale è sotto il 20. Nei prossimi giorni – ha proseguito Vasai - come prevede la legge il Consiglio delle Autonomie Locali sarà chiamato ad avviare i suoi lavori.

Quello che noi dobbiamo pretendere è che questo lavoro inizi con spirito costruttivo, senza soluzioni precostituite da nessuno, con la volontà di ascoltare i territori e di compiere ogni sforzo per far emergere la soluzione più condivisa, anche se per far questo sarà necessario chiedere che si vada oltre le rigidità dell’attuale testo legislativo. Se così non sarà – ha concluso il Presidente della Provincia - se si pretende di far nascere le nuove Province dagli egoismi dei singoli territori, compreso il nostro, se non si accetterà di dialogare con le comunità locali e chi le rappresenta, io mi impegno a fare tutto quello che è necessario per difendere gli interessi della nostra comunità, utilizzando tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione, come sta accadendo in tutta Italia. Cominciando con il chiedere il rispetto della Costituzione e di quanto previsto dalla l.489 del 1989, che recepisce la Carta Europea dell’Autonomia Locale, laddove si prevede anche l’eventuale ricorso ad un referendum consultivo, preventivo, per coinvolgere le collettività locali in questo tipo di decisioni".

Intanto la giunta comunale di Atrezzo
ha approvato, su proposta del sindaco Giuseppe Fanfani, una delibera che sintetizza la convergenza che si e' ormai affermata sul territorio e che oggi pomeriggio vedra' la sua espressione nell'incontro alla Borsa Merci. Temi e contenuti s'identificano.

La delibera di Giunta ricorda che la Provincia di Arezzo, alla data del 30 giugno 2012, ha tutti i requisiti indicati dalla legge: dimensioni e popolazione residente. Viene quindi affermata l'assoluta necessita' che la Provincia di Arezzo mantenga la sua autonomia e ''decisamente respinta'' l'ipotesi di aggregazione con Grosseto e Siena che veda quest'ultima capoluogo. La Giunta  sollecita i parlamentari e i consiglieri regionali a farsi promotori di iniziative che consentano alla Provincia di Arezzo di conservare la sua autonomia. Analoga attenzione viene chiesta al Consiglio delle Autonomie locali e alla Regione Toscana per ''contrastare tutti i tentativi di disconoscere il reale peso del territorio aretino''. Infine un impegno diretto, ancora per parlamentari e consiglieri regionali, a votare a favore di provvedimenti che vedano la Provincia di Arezzo autonoma o, in alternativa, come capoluogo di un'aggregazione piu' ampia. La Giunta ha infine chiesto al Presidente del Consiglio Comunale di convocare una seduta straordinaria per affrontare questi temi e impegnare l'assemblea
e l'intera citta' nell'azione di salvaguardia della Provincia di Arezzo.

Quanto al comitato, costituitosi legalmente venerdì scorso nello studio del notaio Barbagli, era stato il presidente, Franco Scortecci, a illustrare i motivi che hanno portato alla nascita del comitato, aperto a tutti a prescindere dalle opinioni politiche, dalle convinzioni religiose, dalla razza. "Perdere la provincia _ ha detto Scortecci _ sarebbe peggio di Campaldino e significherebbe un arretramento complessivo della nostra economia". A fianco di Scortecci, al tavolo dei relatori nella sala dell'hotel Continentale, anche il commercialista Pier Luigi Vignaroli e l'avvocato Cesare Mafucci che ha parlato esplicitamente di mobilitazioni di piazza, fino a evocare gli ormai celebri forconi.

L'obiettivo prioritario del comitato è preciso: "La provincia di Arezzo possiede i requisiti per restare indipendente. Sul territorio non si discute, quanto al numero degli abitanti siamo sopra i 350 mila come dicono i rilevamenti Istat. Né è pensabile attingere dai numeri del censimento 2001, per ora l'ultimo a essere ufficiale. La legge è dunque dalla nostra parte. E anche quando il parametro della popolazione venisse disconosciuto, la legge dice comunque che è la città più popolosa a essere capoluogo. Quindi Arezzo, con buona pace di Enrico Rossi".

Critiche sono state avanzate alla classe politica "che non esprime rappresentanti di caratura e che, a parte qualche eccezione, è stata troppo timida nel rivendicare i nostri diritti". Tornando a Scortecci, si è rivolto ai giovani e ha lanciato strali contro la politica della Regione: "Da quando è stato soppresso l'Apt, noi ad Arezzo non abbiamo visto niente di niente".