Arezzo, 25 luglio 2012 - «Nulla di magico, solo scienza e tanto studio». Ha la valigia in mano Giorgio Nardone, psicoterapeuta di fama mondiale, fondatore in piazza Sant’Agostino del Centro di Terapia Strategica noché punto di riferimento per numerosi altri centri sparsi in tutto il globo. Nardone sta appunto per partire, destinazione Londra: il biglietto aereo è già prenotato per sabato mattina, idem dicasi per l’hotel, situato a due passi dal villaggio olimpico. Già basta questo per capire che non sarà una gita di piacere, ma un viaggio con uno scopo preciso: assicurare all’Italia una medaglia d’oro. Del professore infatti non può fare a meno Aldo Montano, oro nella scherma ad Atene 2004, recente vincitore del campionati del mondo di Catania, «grazie al grande lavoro di Nardone», come il campione ha tenuto a precisare in più di un’intervista.

Due settimane dopo il mondiale, Montano era stato operato al tendine del polpaccio, lesionato e necrotico già molto prima della competizione catanese. «Impossibile che abbia vinto una gara internazionale in queste condizioni», avevano detto increduli i medici dopo l’intervento. Eppure così era andata.

STAVOLTA ancora peggio. E’ noto l’infortunio al muscolo adduttore subito dallo schermidore, un grave strappo che le terapie seguite hanno riparato solo parzialmente. Ma Montano, seguito da Nardone e dall’allenatore Giovanni Sirovich, va a Londra lo stesso e con la concreta speranza del podio. Com’è possibile? «Nulla di magico» è appunto il mantra del guru Nardone che spiega la doppia fase del suo lavoro sul campione. «La prima è prettamente psicologica, rimuovo tutti gli ostacoli mentali che possono frapporsi a un’affermazione sportiva». Ma con l’infortunio, come la mettiamo? «I limiti di una performance sono solo in parte fisici, nella maggioranza degli sport sono già stati quelli che erano stati definiti invalicabili record. Tutto il resto riguarda la preparazione tecnica e mentale dell’atleta. Per consentire a Montano di affrontare le Olimpiadi abbiamo svolto un lavoro che consente l’interazione tra processi mentali, reazioni e atti motori. E’ l’addestramento psicologico che fa superare il limite fisico».

Il procedimento seguito da Nardone è l’ipnosi insieme all’insegnamento dell’auto-ipnosi: «Ci si basa sull’acquisizione delle capacità di influenzare il corpo attraverso la concentrazione mentale, per poi passare all’addestramento motorio guidato, sino a renderlo spontaneo e naturale».  Da profani: l’auto-ipnosi porta Montano a compiere movimenti controllati, non condizionati dalla foga dell’assalto, che non vadano a collidere con l’infortunio, consentendogli di gareggiare. «Io sarò là — conclude Nardone — per aiutare Aldo, se c’è bisogno anche durante la gara».

di Sergio Rossi