Arezzo, 19 luglio 2012 - LA CODA DEI poveri. Che non balleranno sotto il sole come quelli di «Miracolo a Milano» ma ballano di brutto per mettere insieme il pranzo con la cena: e si muovono tra una mensa e l’altra. Ormai è emergenza vera. E a suonare l’allarme è proprio la Caritas: non tira il freno d’emergenza ma solo perché non può permettersi di fermare il treno degli aiuti. Però i dati sono inequivocabili. Ai centri di ascolto da un anno all’altro c’è stato un aumento di richieste del 40%: nel 2011, al quale il report regala un focus, vista l’emergenza. E gli italiani sono la stragrande maggioranza. Di fronte c’è un bacino di utenza, soltanto rispetto a chi si presenta, di 13.102 persone: e i punti di ascolto sono soprattutto ad Arezzo.

Poi c’è il sommersio: ed è un sommerso che fa paura, almeno a giudicare dalla proiezione di aumento delle famiglie aretine sul totale dei casi. «C’è un impoverimento progressivo in tutta la provincia: non possiamo tacere». E in effetti Andrea Dalla Verde, vicedirettore Caritas che ha curato l’ultimo report sulla povertà, di tacere non ne ha proprio voglia.

L’11% DEI POVERI come in Italia? «Ho l’impressione che almeno nel nostro caso, quello che conosco bene, sia un dato sottostimato». E in effetti si ragiona già intorno al 13%: oltre quarantamila poveri. La soglia fissata dall’Istat sulla povertà sono i 1.011 euro per una famiglia di due persone. Quella della Caritas è lo sguardo disperato di chi si presenta. E le code alle mense, ai centri di accoglienza e a quelli di ascolto di tutta la Diocesi. Con numeri da brivido. Quasi quindicimila pasti erogati alla mensa di piazza Giotto, altri novemila a quelle serali di Saione, Santa Maria in Gradi e Sant’Agostino. Centinaia di famiglie sull’orlo del dirupo.

«La fascia d’età più scoperta e numerosa nel numero delle richieste di aiuto è quella tra i 30 e i 49 anni, solo i trentenni sfiorano il 34%: è l’età lavorativa, diventata quella dell’estrema emergenza». MA IN PARALLELO cresce anche il numero di richeste tra i 50 e i 59 anni, salita al 14%: chi perde il lavoro quando le possibilità di ritrovarlo sono minime». E per la prima volta le richieste arrivano più dagli uomini che dalle donne: dettagli statistici? No. «In genere si presentano come padri di famiglia, ne arriva uno e alle spalle ce ne sono tanti. Dimentichiamoci una Caritas al lavoro solo per gli emarginati, oggi in prima fila c’è chi ieri non aveva bisogno di nulla».

Un quadro frastagliato ma che indica una direzione sola: la fascia della paura cresce. Proprio come quella del bisogno. E diventa drammatica davanti alle nuove povertà. Il numero dei single sta aumentando in modo verticale. All’origine spesso un divorzio o una separazione.  E in questo caso chi chiede aiuto si ferma ai bisogni primari. «Sembra che ogni margine di socializzazione sia sparito, si vive per il minimo». Una questione che la Caritas sposta sul piatto della politica.

«Abbiamo chiesto da tempo un tavolo per affrontare le nuove emergenze: tutti i nostri dati indicano con chiarezza che la famiglia sta scoppiando, e rischia di saltare tutto il sistema del welfare». Fino a mettersi in coda ad una mensa. Fino a vincere il pudore per chiedere aiuto.

Alberto Pierini