Arezzo, 13 maggio 2012 - Soffia il vento caldo sulle rive dell'Arno. Soffia il vento caldo e accarezza le fronde di una zona riparata e quasi invisibile: se non per chi la sfiora dalla ferrovia, affacciandosi dal finestrino del treno, incollando lo sguardo al vetro. Pare che il primo impatto con Rondine Mario Monti lo abbia avuto così.

Due giorni fa, diretto a Firenze. "Guardi professore, Rondine è quella" gli ha suggerito uno del suo staff.E lui forse a quel punto ha deciso che avarebbe unito il dilettevole al dilettevole. La soddisfazione di aspettare il Papa, con il quale ha costruito un suo personale legame e che ha applaudito appena poche ore fa a concerto per il settimo anno di pontificato, e di scoprire meglio quel borgo invisibile dalla strada.

E oggi sarà a Rondine. Alle spalle la folla compatta dei fedeli, il muro di folla nel quale riprovare l'ebbfrezza di sentirsi invisibile anche lui. Alle spalle il fiume di pellegrini che sciama via dal Prato dopo il brivido della carezza di un Papa. Davanti il grande fiume, che nei momenti di siccità diventa piccolo e si increspa come il volto di un uomo quando invecchia.

Piccoli numeri, piccoli spazi, una storia fatta di case ricostruite durante i gruppi di lavoro estivi, calce e amicizia, cemento e speranze. Un tendone, nel quale anni fa un artista aretino di primo livello come Giorgio Albiani si è inventato il Volarondine, festival estivo con la musica del mondo. La chiesa che l'ultimo prete ha abbandonato quando anche l'ultimo abitante si era lasciato alle spalle la collina per trasferirsi a valle.

E le case dello studentato appoggiate al castello, lo stesso che qualche anno fa ha svegliato tutti di soprassalto perché stava crollando. Uno studentato per i ragazzi e uno, più recente, per le ragazze. Ricuciti dalla stessa idea: chi si fa la guerra nel suo paese, se solo vivesse insieme e si scoprisse per quello che è, smetterebbe. O almeno si rimetterebbe in discussione.

Tutto era nato oltre 15 anni fa. Dalla richiesta di ospitare dei giovani ceceni, in quel borgpo sull'Arno. D'accordo, era stata la risposta di Franco Vaccari che di quello studentato è l'ideatore e il motore, ma insieme devono esserci anchje i russi. A tavola con il nemico. Israeliani e palestinesi. Serbi e croati. Russi e i vari popolo balcanici. Presto le etnie della primavera araba.

E' lì che si affaccerà tra poche ore Mario Monti, dopo aver scoperto quel borgo lungo il fiume solo dal treno. Il super tecnico nel paese del cuore e del cervello. E che quell'idea l'ha sostenuta anche senza averla ancora incrociata, prima dalla commissione europea e poi dal governo, avendo l'appoggio anche del ministero degli esteri.

Del ministero e del vaticano, oltre che da Regione, Provincia e Comune. Monti si lascia alle spalle il Papa ma va verso un paese che con il Papa, sia pure idealmente, lo vede dalla stessa parte. Troverà un gruppo di ragazzi e di ragazze. Lingue diverse, una stessa attesa: quella di studiare per tornare nei propri Paesi per avere la forza di cambiare qualcosa. E non fare di quei mesi passati con il nemico una parentesi ma il sale della vita.

Mario Monti sceglie Rondine, sceglie la terrazza sull'Arno, le case ricostruite d'estate, la chiesetta abbandonata, il teatro tenda regalato da un imprenditore generoso come Baracchi, primo degli imprenditori per la pace che da allora affiancano la Cittadella della Pace.

Perché il nuovo nome di Rondine è proprio quello, cittadella della pace. Dai Balcani alla Russia, dall'Africa ai Paesi del Mediterraneo, dall'Israele e dalla Palestina c'è chi la conosce e chi vorrebbe andarci a vivefre, sia pur per pochi mesi o anni. Anni nei quali fa suo quel progettio e gli dà gambe.

Lo scopre dal treno, proprio come Monti, e poìi se ne innamora. Edè pronmto a raccontarlo dappertutto, Trentino e Sardegna sono tra le regioni più vicine a questa realtà. Raccontarlo a tutti. Compreso un presidente del consiglio, dopo l'incontro con  il Papa, a tavola.