Arezzo, 28 marzo 2012 - L’iniziativa l’ha presa la signora Stefanoni, la moglie del «pirata» che uccise Allison, perchè si sa che in certe situazioni le donne hanno sempre più coraggio. Ha approfittato di una pausa del processo, nell’aula del Gip Giampiero Borraccia, e si è avvicinata a mamma Owens, seguita dal marito. C’è stato un breve scambio di parole sul quale tutto conservano il massimo riserbo. Lontano da chiunque, dagli avvocati come dai magistrati e anche dai giornalisti, che comunque erano esclusi dall’aula. Si può immaginare qualche frase di rammarico accolta dalla madre di Allison con educazione, magari senza troppo calore. Ma è sempre difficile parlare (più ancora perdonare) a chi ti ha travolto la figlia e poi è scappato, a chi adesso per quella morte è in tribunale, accusato di omicidio colposo e di omissione di soccorso.

Un momento di commozione e di dolore tutto privato, che i protagonisti preferiscono tenersi per sè. A fine giornata Pietro Stefanoni rifiuta garbatamente ogni commento e anche Cindy Owens, con il figlio Kyle e alcuni amici americani (una è di colore), sgattaiola da un’uscita secondaria per evitare i cronisti, lasciando ai suoi avvocati, i pistoiesi Valentino e Graziella Durante, di rilasciare una dichiarazione alla stampa.

Dal punto di vista giudiziario, è un’udienza assolutamente tecnica: il giudice Borraccia accetta la costituzione delle parti e poi rinvia al 18 aprile per il processo col rito abbreviato nel quale Stefanoni godrà del terzo di sconto della pena garantito dalla legge. Più difficile che ottenga le attenuanti generiche e quelle del risarcimento del danno (varrebbero un’altro terzo di sconto ciascuna). Perchè l’avvocato Durante ci tiene a chiarire che la famiglia non accetterà soldi dalla compagnia di assicurazione fin quando è in corso il procedimento penale. Un modo per evitare che il «pirata» se la cavi troppo a cuor leggero.

Giornata preliminare, insomma, ma giornata piena, perchè si parte alle nove del mattino e si chiude soltanto quando l’ora di pranzo è abbondantemente passata. Il primo ad arrivare è proprio Stefanoni, che grazie all’anticipo dei tempi riesce a sfuggire all’assedio dei fotografi in attesa fuori del tribunale. E’ più disteso rispetto alle immagini che di lui in manette, nella stessa aula, si ricordano dall’autunno, ma è comunque, come spiega il suo avvocato Francesco Maresca, «un uomo sconvolto». Atteggiamento psicologico peraltro ben mascherato dentro un completo grigio con cravatta. Accanto a lui la moglie, coi capelli biondi e ricci.

Cindy Owens, invece, indossa un tailleur pantalone grigio chiaro. Il tempo che attutisce il dolore le ha stirato i lineamenti induriti di ottobre, solo i capelli grigi denunciano un’età attorno ai cinquant’anni, per il resto è una signora in apparenza serena, che non mostra segni di una disperazione più tipica dei costumi mediterranei. Accanto a lei il figlio, un ragazzone sui vent’anni vestito di un gessato antracite. Ma neppure l’abito serio riesce a farlo uscire dal suo aspetto di giovanottone anglossassone.

Madre e figlio si sottopongono con pazienza ai riti e ai ritmi lenti della giustizia italiana. Il Gip Borraccia va in camera di consiglio prima per escludere una parte civile, l’associazione vittime delle strade, poi per accettare il rito abbreviato e fissare la data del rinvio. Si torna in aula appunto il 18 aprile. Mamma Owens ci sarà ancora. «Parteciperà a tutte le udienze», assicura il suo avvocato, che ora è un avvocato di parte civile: rappresenta la signora, mentre la sorella si costituisce per conto di Kyle. Il Pm Marco Dioni è già scivolato via dopo aver salutato calorosamente la signora Cindy e quelli che la accompagnano. Ora sta a lui chiedere la giusta pena per un «pirata» che ha almeno il pregio di dirsi pentito.

di Salvatore Mannino