Arezzo, 13 marzo 2012 - E’ come nei vecchi giochi di prestigio di Mago Silvan (per chi è abbastanza vecchio da ricordarlo): il trucco c’è ma non si vede. Dove sta? Nascosto dentro il catasto, capace di magie una volta tanto benevole nei confronti di noi aretini. Succede infatti che, per le stratificazioni accumulate nel corso del tempo e sulle quale adesso non è il caso di stare troppo a indagare, almeno in questa città siano poche, se non pochissime, le case accatastate nelle categorie più alte, quelle definite signorili o civili, con la rendita maggiore. E siccome l’Imu si paga sulla base di tali rendite, questo residuo del tempo che fu si riflette in positivo su quanto andremo a pagare per la nuova imposta municipale.

Ci guadagnano, grazie anche al meccanismo delle detrazioni prima casa e per i figli a carico, decine di migliaia di aretini che dovranno sì tenersi il magone di tornare a pagare una sorta di minipatrimoniale sugli immobili di proprietà, ma che almeno se la caveranno con cifre in molti casi più modeste dei tempi dell’Ici o comunque equivalenti rispetto al passato. I settanta euro calcolati dagli esperti di Palazzo Cavallo per un appartamento di categoria A3, abitato da una famiglia con un figlio, saranno magari un caso limite, ma tutto lascia pensare che il trend sia quello: stangata contenuta, almeno per quanto riguarda la prima casa, perchè sulle seconde e terze abitazioni il discorso cambia. Anche parecchio.

Certo, c’è da ingoiare, in tempi economicamente difficili, la resurrezione di una tassa di cui in quattro anni ci eravamo quasi dimenticati. Ma se può essere una consolazione, non è che l’abolizione del 2008 si fosse tradotta per intero in risparmio. Molto di quello che abbiamo evitato di pagare sotto forma di Ici, abbiamo finito per versarlo in altri modi: aumenti generalizzati dei servizi locali, dagli asili al trasporto pubblico. D’altronde, non è che i Comuni, questo in particolare, siano degli enti che magicamente moltiplicano pani e pesci.
 
Quello che non incassano da una parte, devono necessariamente recuperarlo da qualche altra, specie quando si riducono i trasferimenti statali. E’ la solita veccchia storia: come spiegava un economista di scuola conservatrice, il premio Nobel nonchè maestro della scuola monetarista Milton Friedman, nessun pasto è gratis. Appunto, adesso è il momento di pagare il conto.