Arezzo, 24 febbraio 2012 - C’era una volta e c’è ancora, grazie all’amore della sua famiglia. Così i fratelli Grimm probabilmente avrebbero iniziato la storia dell’oca Ottorino, il primo esemplare di pennuto con il becco di rame. Ma, se la vicenda avrebbe in effetti tutte le carte in regola per occupare qualche bella pagina illustrata di un libro di favole, quella accaduta a Montevarchi è una storia vera, una bellissima storia vera.

La bestiola vive in quella che si può definire una piccola fattoria, in mezzo a cavalli, maialini e scaldata dall’affetto della sua famiglia di umani, la famiglia Bartolini, che di amore per l’oca ne ha dimostrato veramente tanto. A dispetto della legge, che non riconosce l’oca come animale d’accompagnamento, anche quando i «padroni» l’accolgono nel loro cortile non certo con l’intento di metterla all’ingrasso, per i Bartolini, Ottorino è sempre stata a tutti gli effetti un’oca «d’affetto».

Così quando qualche mattina fa si sono avvicinati alla sua casina di legno e l’hanno trovata con il becco superiore spezzato a metà, probabilmente dalla furia di una volpe, non c’ hanno pensato su troppo. Si doveva fare qualcosa per Ottorino, «abbiamo pensato che solo il dottor Briganti avrebbe potuto darci una mano», ci racconta la signora Paola.Così l’hanno portata nella clinica in Valdarno.

La prima cosa da fare era ricostruire graficamente un modello del becco su carta velina per poi riportarlo sulla lamina di rame, solo dopo avrebbe preso via l’operazione chirurgica.  Un lavoro certosino dal quale l’oca Ottorino è uscita in gran forma, con un becco nuovo di zecca, pardon, di rame!

Nella piccola fattoria Ottorino ormai per tutti è l’oca bionica, scorrazza già felice con il suo becco luccicante. Nella clinica di Figline Valdarno del dottor Briganti l’oca dal becco di rame invece rappresenta un grande successo professionale. «Non è mai stato svolto un intervento di questo genere, nè a livello nazionale nè internazionale. L’amore che questa famiglia ha dimostrato per la bestiola ha dell’incredibile, siamo orgogliosi di aver preso parte a questa bellissima storia d’amore».

«Amore per gli animali, qualsiasi tipo, che noi conosciamo bene, noi che per 20 anni abbiamo lavorato al recupero degli animali selvatici e che da qualche anno abbiamo dovuto chiudere l’attività per mancanza di fondi dalla provincia di Firenze e Arezzo».
di GAIA PAPI