Arezzo, 2 dicembre 2011 - L’ennesimo balzello travestito da provvedimento per la sicurezza stradale? L’abile mossa delle pubbliche amministrazioni per lavarsi la coscienza di fronte a un nuovo 17 dicembre? O il trionfo della «casta dei gommisti» che in questi giorni fa affari d’oro (e aumenta i prezzi)? L’obbligo di catene a bordo o di pneumatici termici da dicembre ad aprile si presta alle interpretazioni più malevole. In un Paese in cui dietrologia e sospetto sono in servizio permanente effettivo almeno i guasti della maxi nevicata prenatalizia 2010 imporrebbero uno scatto di senso civico. Se quel maledetto venerdì 17, in cui si bloccò mezza città e mezza Italia, tutti si fossero dotati di catene i disagi si sarebbero forse ridotti a quelli di un qualsiasi Paese civile.

Troppo facile affrontare a cuor leggero (e a gomme spoglie) la tormenta e poi sparare a palle incatenate sull’irresponsabilità di sindaci, Anas, Autostrade e compagnia bella. Le polemiche di questi giorni sono un déjà vu: vi ricordate il 1988 quando le cinture di sicurezza divennero obbligo? Mio nonno, che aveva una Fiat 500 anni ’70, non si capacitava di perché dovesse spendere per farsele installare. In fondo con il suo Cinquino viaggiava solo in città e a 30 all’ora. Oggi le statistiche ci dicono che indossarle riduce il rischio di morte del 50%. Idem per l’imposizione del casco sul ciclomotore: un altro esborso bollato come inutile da chi, come me, era un teenager nel 1992.

Se non fosse che la spesa da 30 mila lire dell’epoca, a conti fatti, abbassa del 40% le morti e del 70% il rischio di gravi danni cerebrali. Chissà se abituarsi a tenere in auto le catene per tutto l’inverno fra qualche anno sarà naturale come infilare il casco o indossare le cinture. Ci potrebbe evitare qualche giornata bestiale insieme all’ironia, tutta fiorentina, che l’anno scorso accompagnò la bufera: «Oh Renzi, co’ i’ sale che t’hai sparso ’un si condisce nemmeno l’insalata». Con le catene a bordo ci sarà meno lavoro anche per i rottamatori. Di auto e di politici.