Arezzo, 2 dicembre 2011 - Quel che colpisce di più in questa incomprensibile ordinanza sulla neve (che non c’è) è la sfasatura fra i tempi della burocrazia (e della politica) e quelli della gente comune. Ma come, siamo di fronte all’inverno più mite dell’ultimo secolo e questi signori ci obbligano alle catene a bordo? In che mondo vivono? C’è ancora un rapporto fra chi sta dentro le mura del Palazzo e chi è fuori?

Pensate al paradosso: da oggi (forse da domani, ma come sono comprensivi i nostri amministratori!) qualunque tutore dell’ordine può fermarci in fondo a via Crispi (dove spesso una pattuglia c’è) e multarci se non abbiamo le maledette catene nel portabagagli. Anche se fuori c’è un sole da 10-15 gradi. Come è spesso successo nel mese di novembre appena finito.

Sa tanto, se è consentito dirlo, di una politica che fa lo scaricabarile, ad evitare di trovarsi incolpata del caos come un anno fa: ci fosse ancora una nevicata che paralizza la città, chi amministra potrà dire che l’ordinanza era fatta e che se poi è andata male non è colpa sua. Altrimenti pagheranno i soliti noti, noi cittadini.  Per tutti sarà un balzello, per qualcuno che già fa fatica ad arrivare a fine mese una complicazione in più per far quadrare il bilancio. Quattro mesi di catene o pneumatici termici quando poi nevicherà (se nevicherà) un paio di giorni e il resto saranno soldi regalati a distributori e gommisti.

Dire che sarebbe bastato fare come in autostrada, dove ci sono due limiti di velocità: uno per il sole (130), uno per il maltempo (110). Ecco, bastava dire: in caso di maltempo sono obbligatorie le catene a bordo. Magari montate quando fiocca. Con tanto di stangata ai reprobi. Sarebbe stato buon senso, appunto, ma che conta il buon senso nel Palazzo?