Arezzo, 27 settembre 2011 - Non sparate al telecomando. Ha tutti i difetti del mondo, ci comanda a bacchetta da anni, spesso gli deleghiamo la pace ma anche le guerre familiari. Ma stavolta non è colpa sua. Non è colpa sua se sette paesi rischiano di ritrovarsi con il televisore al buio o con la nebbiolina tipica delle ore piccole. Non è colpa sua se alcune parti della città potrebbero essere seriamente in imbarazzo per continuare a vedere Mamma Rai. Non è colpa sua se ci toccherà chiamare l’antennista e spendere dell’altro pur di ritrovare il bandolo dei canali.

E’ il brivido dello switch-off, il passaggio al digitale terrestre. Il decoder, che già in tanti abbiamo sotto o dentro la televisione, a questo punto diventa il filtro tra il monoscopio spento e quello illuminato. I vecchi canali analogici chiudono. Quando? A novembre. Secondo una scaletta in continuo movimento. Ad Arezzo ha tre finestre, dai confini ancora non definiti: 14, 17 e 22. Ma poi ogni comune della provincia ha la sua scadenza: San Giovanni e Montevarchi il 17, Cortona tra il 17 e il 23, Sansepolcro il 23. Così, tanto per ricordare alcuni dei centri più grossi. Tutto mentre le televisioni locali si vanno attrezzando per ottenere le frequenze senza le quali il telecomando sarebbe davvero inutile.

Quindi? Punto e a capo. A rischiare più degli altri sono sette comuni. Sette, ci informazione dall’Unione Nazionale delle Comunità Montane, nei quali i programmi vengono ritrasmessi da ripetitori locali. Non per colpa loro ma per una cascata di vecchie concessioni. Nell’elenco figurano Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Castelfocognano, Chitignano, Montemignaio, Pieve Santo Stefano e Poppi.

Beninteso: non è detto che lì la Tv alzi bandiera bianca per forza. Ma certo si tratta di riattrezzare i ripetitori o il rischio è grosso. Il censimento è capillare e copre tutta la Toscana. «Noi non stiamo titolari di podestà — spiega da Poppi il sindaco Graziano Agostini — ma ci stiamo mettendo in contatto con i soggetti titolari e le autorità sovracomunali competenti per trovare una soluzione. Tutto per ridurre i disagi, che però prevedo anch’io che ci saranno». Disagi appesi anche alla cartina geografica.  L’orografia del Casentino e della Valtiberina è inequivocabile e sembra costruita apposta per creare zone d’ombra. Perché anche il nuovo segnale non passa dalle fibre ottiche ma deve intercettare il segnale giusto, anzi il flusso dati. I maggiori problemi dovrebbero essere per la Rai. E in questo caso non solo in Casentino o nell’alta Valtiberina: ma perfino in città. Già ora chi ha il digitale terrestre deve spesso affidarsi all’analogico per vedere Porta a Porta o la Domenica Sportiva.

A novembre, secondo il calendario che dicevamo, questo non sarà più possibile. Il ripetitore base per la Rai è quello di Olmo, che tra l’altro molti indicano come provvisorio. E non riesce a coprire tutti i quartieri. Poco male finora, c’era un’alternativa per non rimanere al buio. Pesante da novembre in poi. Dalle famiglie per ora non sono partiti segnali d’allarme. L’estate sta finendo ma finché è durata ha consentito di pensare ad altro. Ma ora piano piano il tema sta diventando d’attualità. Anche se poi i margini di manovra dei singoli condomini sono piuttosto stretti. Al massimo si tratta di orientare l’antenna, ci spiega un installatore, mettendola in verticale e posizionata nella direzione di Olmo. Quella che finora quasi nessun impianto ha. Ma l’accorgimento al massimo può migliorare il segnale di chi già riesce ad intercettarlo, raramente lo restituisce a chi non l’ha mai avuto.

O ce l’ha a intermittenza, come accade in particolare per i canali Rai. Per non dire dei paesi potenzialmente in zona d’ombra.  In tuttala Toscana sono 58: di questi oltre il 10% proprio in provincia di Arezzo. Non si escludono gli slittamenti e le proroghe che qua e là hanno segnato la fresca storia del digitale terrestre. Ma prima o poi il telecomando andrà preso per le corna.