Arezzo, 26 settembre 2011 - Ma il prosciutto hai preso quello di Luciano o quello di Gino? Il quiz di Furio, l’indimenticabile personaggio di Carlo Verdone, tormenta ormai migliaia di massaie. E i single si tormentano da soli, facendosi la domanda e in genere sbagliando, come Magda, clamorosamente la risposta. Anche perché forse la risposta giusta non c’è. La insegui, tutti i giorni, con lo spirito di un Tremonti impegnato a rimettere insieme i conti dello Stato. Ma non la trovi quasi mai. Sei lì, con la borsa della spesa in mano (non la busta di plastica perché ormai te la fanno pagare cara) e sempre meno tempo a disposizione per decidere.

Sei lì a carrellare tra i prezzi di un supermercato e i prezzi di un altro. Unica bussola il giornalino delle offerte. Sai già da te che la verità te la dice a metà. Perché quei prodotti in offerta ci sono davvero: ma per ognuno ce ne sono altrettanti che pagheresti meno altrove. Li chiamano prezzi civetta, proprio perché fanno da richiamo, un po’ come certi fischi a caccia. Tu li senti, riconosci il suono, li raggiungi: ma a quel punto inizia il duro, che non sempre è il pane. Resistere allo scaffale sopra e a quello sotto, concentrare la spesa: viaggiare nei corridoi del supermercato come tu fossi bendato, senza cedere ad alcuna tentazione.

«Non comprare d’impulso»: la raccomandazione della mamma? No, di Altroconsumo, che alle griglie dei prezzi unisce anche i consigli utili. Ma poi il Lucignolo che è dentro di te ti prende per mano e usa tutti i mezzi: i cartelli, le cifre, le tinte forti. Entri per comprare il prosciutto, al massimo incerto tra quello di Luciano e di Gino. Esci senza prosciutto ma con il resto del mondo nel carrello. Lo spingi tu ma comanda lui. Una catena moderna. Una legge senza codice. Se non, forse, a barre.