Arezzo, 26 agosto 2011 - Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: il centro è, per quanto possibile, dei pedoni e del passeggio, dei boulevard e dello shopping. Come in ogni città veramente europea che si rispetti. Ben lo hanno capito i commercianti che infatti da oppositori sfegatati dello stop alle auto si sono trasformati nei suoi più strenui sostenitori.

Resta da capire quanto la filosofia dell’assessore Banchetti, affascinante senza dubbio, sia compatibile con gli stili di vita degli aretini che spesso e volentieri vogliono arrivare in macchina persino davanti al bar in cui vanno a prendere l’aperitivo (si veda lo scandalo della sosta abusiva lungo il primo tratto di Boulevard, sventato proprio grazie a una campagna di questo giornale). Non per niente, è l’assessore per primo a parlare di necessità di una rivoluzione culturale.

Ed è in questo rovesciamento di abitudini cui vuole indurre i suoi riluttanti (per ora) concittadini che Banchetti si gioca una bella fetta della credibilità politica guadagnata come più votato del centrosinistra alle elezioni. Se fra cinque anni i parcheggi a corona funzioneranno insieme a bus e bike sharing, l’assessore sarà l’eroe del giorno, altrimenti gli attacchi di cui è stato vittima in questi giorni di mancato decollo del Mecenate sono destinati a moltiplicarsi.
E’ una sfida che merita di essere seguita con attenzione: si tratta di convincere gli aretini ad accettare di farsi a piedi i 400-500 metri che sono disponibili a sobbarcarsi quando vanno in una grande città (tipo Roma o Milano) ma che esitano a sorbirsi a due passi da casa.

Certo è che i trend europei sono in quella direzione, anche se, a essere onesti, bisogna dire che in ogni città di questo continente delle dimensioni di Arezzo, la sosta è sì rigorosamente limitata, ma c’è anche, quasi sempre, un grande parcheggio sotterraneo nei pressi del centro storico. Potrebbe essere la «Cadorna»? Chissà, ma una città non più lordate dalle lamiere dei parcheggi ai bordi della strade più pregiate è una città più civile.