Arezzo, 23 agosto 2011 - E’ come stare dentro una campana di vetro. A rischio che il minimo rumore basti a mandare tutto in frantumi. E’ un’economia che soffre, quella di fronte alla quale si trovano gli aretini che stanno lentamente rientrando dalle ferie, ma è anche un’economia che prova a resistere. Innanzitutto ai venti di tempesta che soffiano dai mercati finanziari, dove si parla apertamente di pericolo recessione. Un fantasma che tuttavia per adesso nell’economia reale, quella delle aziende, ancora non si vede.

Ma l’equilibrio che miracolosamente regge è davvero appeso a un filo. A partire da quello del comparto portante della produzione, che è ovviamente l’oro. Il prezzo del metallo che batte un record dietro l’altro non incoraggia ovviamente il mercato e il sistema Arezzo, questo reticolo fatto di oltre mille sigle, comincia ad avere paura sul serio. In qualche caso (per ora non all’UnoAerre) gli ordinativi scarseggiano, già a settembre potrebbe farsi vivo lo spettro della cassa integrazione o anche peggio.

Non ha molto senso, in un panorama del genere, la polemica di chi, travisando le parole e i concetti, contesta l’apprezzamento dei piccolissimi segnali di ripresa che c’erano ancora nel 2010. Un anno fa era così e questo giornale lo aveva registrato, ora è molto peggio e questo giornale lo scrive con la stessa onestà di allora.
Servirebbe un pizzico di stimolo alla domanda, farebbe comodo persino, in funzione anticiclica, la spesa degli enti locali e delle aziende partecipate. Ma vai a sperarci dopo gli ultimi tagli.