Arezzo, 28 luglio 2011 - Il segnale lo aveva percepito per primo un fine anglista come il nostro Attilio Brilli, il quale aveva raccolto a sua volta, su queste colonne, gli echi dell’articolo di uno dei più prestigiosi quotidiani britannici, il Daily Telegraph.

E’ Arezzo, spiegava ai suoi lettori il giornale londinese, la nuova frontiera del turismo toscano, quella non ancora battuta da frotte di vacanzieri a caccia di sensazioni forti, quella nella quale si può ancora godere di una camera con vista senza doverla dividere con migliaia di connazionali che cercano panorami e sentimenti alla Edward Morgan Forster. Poteva un premier conservatore come David Cameron sottrarsi alle indicazioni del quotidiano che è considerato la bibbia della sua parte politica?  Un quotidiano che è una specie di partito conservatore in lettura così come la Chiesa Anglicana è il partito conservatore in preghiera, secondo il celebre calembour?

No, che non poteva e infatti eccolo qui, sotto la torre di Galatrona, dalle parti di Mercatale Valdarno. Una specie di testimonial dell’Arezzoshire, così come il suo predecessore Tony Blair era stato il profeta del Chiantishire, che è poi diviso dal Valdarno solo per pochi chilometri e una catena collinare.  Bene, Cameron viene ovviamente in cerca di riposo e di tranquillità.

Il garantirgliele è un dovere di ospitalità, ma non vieta affatto che si approfitti dell’occasione per rilanciare l’immagine turistica di Arezzo a livello internazionale e in particolare nel mondo anglosassone. Gli ingredienti sono appunto quelli indicati dal Daily Telegraph: meno clamore, e dunque meno rumore, che in altri paradisi toscani come Firenze o Siena.
Ricetta già apprezzata da personaggi della letteratura britannica come la grande Muriel Spark, che aveva casa dalle parti di Civitella (a Oliveto per la precisione), o da scrittrici di best-seller di consumo quali la statunitense Frances Mayes, che “Sotto il Sole della Toscana” ci ha fatto un libro capace di trasformare Cortona in un mito per migliaia di turisti anglosassoni, in particolare americani.

Comunque sia, adesso Arezzo sta per diventare di moda, come lo erano Siena e il Chianti a ogni soggiorno estivo di Blair. Avremo le telecamere, avremo i titoli dei giornali puntati su di noi, oltre che su Galatrona. Sarà bene sfruttare l’onda di questa potenziale popolarità, cogliere la palla al balzo per far sapere in Europa e anche fuori che la Toscana non è solo Firenze, Siena e Pisa, gli Uffizi, la Torre del Mangia e Piazza dei Miracoli.

In un anno difficile per il turismo come questo 2011, sarebbe una follia perdere l’attimo fuggente con la stessa leggerezza con la quale sono stati fatti scivolare via grandi eventi mediatici come «La vita è bella», di cui ancora pochi sanno, all’estero, che è ambientato in quello straordinario set naturale del centro storico di Arezzo. Cameron riposi pure tranquillo, il resto tocca a noi. Se promozione turistica non è solo un’espressione vuota.