Arezzo, 30 giugno 2011 - La politica, si sa, è fatta anche di congiure di palazzo: parlassero i muri delle sale del potere, sarebbe una specie di urlo di dolore. Anche la gestione di una grande società per azioni, quale è a tutti gli effetti la multiutility 'Estra', è spesso intessuta di intrighi. Si parva licet componere magnis, basti ricordare l’ascesa e poi la caduta di uno zar dell’economia come Cesare Geronzi. Ma quando le manovre da basso impero della politica allungano le loro ombre su quella che dovrebbe essere un’espressione del libero mercato, allora siamo ben oltre la fisiologia, dentro una patologia di cui impressiona l’arroganza.

L’azionista di riferimento di 'Estra', per quanto riguarda il territorio aretino, è Coingas, che a sua volta è controllata al 40 per cento dal Comune di Arezzo. Come a dire che è cosa di tutti non di una elite del potere, di una Nomenklatura, di una Nuova Classe, per dirla con alcuni dei termini che sono stati utilizzati per definire una classe dirigente di espressione puramente politica.

Qualcuno, invece, nel caso di 'Estra', ha creduto di poter agire come in presenza di una res nullius, anzi di una cosa nostra, di cui disporre a piacimento. Nessuno qui vuol difendere oltre i suoi meriti Alberto Ciolfi, la cui carriera di manager era nata sotto la stessa logica anche se col tempo l’ex sindaco di Capolona si era creato una sua competenza specifica. E tuttavia impressiona il cinismo della manovra con la quale è stato defenestrato dalla sera alla mattina, anzi dalla mattina alla mattina, in un’assemblea dei soci in cui hanno contato solo pochissimi soliti noti, che avrebbero voluto forse compiere il delitto perfetto ma che hanno finito per lasciare ampie tracce.

Quanto a Paolo Brandi, con tutto il rispetto per la persona, non si capisce quali siano le competenze specifiche che gli hanno consegnato un incarico così importante, se non il fatto che era momentaneamente disoccupato (dal punto di vista politico) dopo aver esaurito (bene o male) i due mandati da sindaco di Castiglion Fiorentino. Insomma una classica operazione di colonizzazione della politica su un terreno che non dovrebbe appartenerle ma che di fatto ha espropriato.
Si è parlato molto in questi giorni del vento nuovo che soffiava sull’Italia e che ha gonfiato le vele dell’opposizione, brezza impetuosa di cui ha usufruito, visti i risultati delle comunali, anche il Pd aretino. Ma dire che un’operazione come questa, freddamente pianificata nelle segrete stanze all’insaputa dei più, abbia qualcosa a che fare col risultato delle urne sarebbe davvero un controsenso.

Il partito democratico di questa città e di questa provincia è stato premiato dagli elettori che si aspettavano che governasse, e governasse bene, un territorio che ha bisogno di rilancio e di crescita. Perchè si aprisse magare alla società civile, interpretandone gli umori migliori. La vicenda 'Estra' va esattamente nella direzione opposta.
C’è da domandarsi adesso se quanto è accaduto debba essere letto come l’ultimo colpo di coda di vecchie logiche di potere, ormai superate dagli eventi, o se invece sia il preannuncio di un metodo, di una Nomenklatura che se ne frega del 'Favoloso mondo di Amelie' (o di Pisapie, secondo l’ironica correzione di You Tube) e sceglie ancora sistemi alla 'Todo Modo', il potere che autoperpetua se stesso. Fosse così, non si potrebbe cominciare peggio.