Due famiglie. Due famiglie che forse non si conoscevano neanche. O forse si erano sfiorate, qualche volta, come può capitare a chi vive in una vallata dai piccoli borghi e dalle grandi distanze. In comune dei luoghi, delle scuole, chissà, magari anche degli amici. Più un appuntamento. L’appuntamento con la vita.

La vita di due bambini, che forse anche loro mai e poi mai si sarebbero conosciuti: ma solo sfiorati, proprio come i loro genitori. Due bambini quasi coetanei. Uno sarebbe nato dopo qualche ora. L’altro sarebbe nato a settembre. Tutto deciso, tutto stabilito, dalla legge della vita oltre che da quella della natura. Una trama sottile, come quella di ciascuno di noi, ma che ieri mattina si è strappata di colpo. Le due famiglie che finora si erano appena sfiorate, vanno a scontrarsi, all’alba di una domenica.

Una diretta a Firenze, per finire di sistemare quella casa nella quale in tre avrebbero voluto vivere. Una all’ospedale di Bibbiena. Di qua lui e lei, e quel bambino in grembo. Di là un padre, umanamente proteso per arrivare prima possibile accanto al letto della moglie, per condividerne il parto, per seguire la nascita del figlio. Vita, solo vita.
Vita che esplode, che sboccia, che cerca e trova le sue strade.

Tutte: meno l’ultima. Perché l’ultima la smarrisce. La smarrisce lì, in quel tratto di provinciale tra Sala e Porrena. Tra la vegetazione straordinaria di quell’angolo di Casentino, nel silenzio prezioso della valle santa, all’alba ancora timida di una domenica cone tante altre. La vita si distrae un attimo, un attimo solo. Ma basta a farle incrociare la morte.

Basta a strappare ad una donna che viveva a passi di danza l’uomo che amava e insieme il figlio tanto atteso. Basta a trasformare la notte indimenticabile di un carabiniere-padre in un incubo. Basta a rimescolare le carte della vita e della morte. Fino a lasciarci sbigottiti, sull’orlo di quella strada, incapaci di capirci qualcosa.