Arezzo, 16 giugno 2011 - E’ di quelle questioni destinate a far discutere senza mai arrivare a una conclusione. Il sindaco Fanfani reitera, stavolta con estrema decisione, la volontà di pedonalizzare il centro cittadino. In che modo? Organizzandogli intorno una serie di parcheggi, dei quali almeno uno in posizione centrale.

Come dire: con due passi a piedi, entri nel cuore della città. Non mancheranno le opposizioni, spinte da un timore, e cioè che il centro storico di Arezzo finisca con l’essere imbalsamato. Una sorta di museo pedonale nel quale, a poco a poco, le varie attività si spengono inesorabilmente, a cominciare dai negozi che costituiscono la linfa vitale in ogni comunità che si rispetti. 

Ma la medaglia si può anche rovesciare: un centro senz’auto, alla lunga, potrebbe diventare una calamita, un polo d’attrazione per aretini e forestieri; trasformando il cuore cittadino in un’isola felice, un luogo di passeggio e di shopping, una sorta di centro commerciale naturale dove trascorrere la giornata liberati dall’incubo dello smog e degli attraversamenti pedonali a rischio coronarie.

D’altra parte è questo l’esempio che arriva dall’Europa, da città di ogni dimensione che hanno costruito le loro fortune proprio intorno alle zone blu, con un salto culturale che alla fine ha pagato in moneta sonante. Il progetto non manca dunque di grande fascino. Se ne parla ormai da anni, lo stesso Luigi Lucherini, allora sindaco, ipotizzò una città così concepita, affidando alle scale mobili il ruolo di testa di ponte per l’Arezzo del futuro.
 
E pure il rifacimento degli assi ottocenteschi, inziato con via Roma, si può inserire tranquillamente in un piano a lunga gittata al quale ancora mancano tasselli essenziali. Tasselli che si chiamano parcheggi e servizi. Bene i parcheggi scambiatori, ma non bastano. Serve appunto un’area di sosta centrale, due passi e sei in Corso Italia.