Arezzo, 28 marzo 2011- Riprende stamani la corsa del treno dell’urbanistica, convoglio che il macchinista Fanfani è deciso a portare in stazione entro stasera. Alla locomotiva, del resto, è rimasto attaccato un solo vagone, quello dell’area Lebole, che irrompe impetuosamente sui binari del consiglio comunale dopo aver dominato il dibattito cittadino negli ultimi mesi. Come la pensi la maggioranza non è un mistero: ci sono quindi i numeri, salvo sorprese di giornata, per arrivare al varo del provvedimento. Checchè ne pensi l’opposizione di centrodestra che sul regolamento urbanistico, capitanata dal candidato a sindaco Grazia Sestini, ha prima vivacemente contestato e poi è uscita dall’aula.


Quanto ai contenuti messi a punto dall’assessore all’urbanistica Stefano Gasperini, nemmeno essi sono un segreto, anche se ci sono alcune correzioni di sostanza rispetto al bando che la giunta aveva varato in settembre. Innanzitutto sulla quota di commerciale, che era quella che aveva suscitato le maggiori discussioni, anche se ora Mario Bruni, presidente della Cat, invita a non concentrarsi solo su quello. Si scende dunque da 15 mila a 12.500 metri, ma soprattutto si passa da un contenitore unico a una serie di lotti, maggiori o minori, che saranno disseminati all’interno dell’area Ex Lebole. Come a dire che sparisce l’ipotesi progettuale cui avevano lavorato gli architetti genovesi Alfonso Femia e Gianluca Peluffo, quella dell’edificio a triangolo, proprio dinanzi alle quattro torri da sessanta metri, che in teoria avrebbe dovuto ospitare l’intera zona commerciale, alcuni ristoranti e e persino una multisala.


E tuttavia in molti avevano contestato: così si va a creare un vero e proprio centro commerciale, un polo alternativo che rischia di impoverire il centro storico, come avevano sostenuto per primi i cosiddetti 'commercianti storici', cioè alcuni dei nomi più noti del 'salotto buono'. Si è arrivati così alla decisione di spezzettare: un lotto da 5 mila metri, uno da 3.500 e altri minori da 1500 e 1000 metri quadrati.

Scelta che soddisfa pienamente l’Ascom, in seno alla quale era stato raggiunto il primo compromesso col quale si chiedeva il frazionamento. Ipotesi, quella della divisione in lotti, che era stata sostenuta anche da Confesercenti e dai professionisti aretini che avevano redatto il progetto alternativo sostenuto dall’organizzazione minoritaria del commercio. Solo che lì si prefiguravano microlotti in stile negozi o al massimo supermercati di quartiere, mentre alla fine è prevalso lo scenario di spazi più ampi, quello che sostanzialmente quasi combacia con le intenzioni della cordata dei 'volenterosi', i grandi nomi del commercio aretino, da Benito Butali (Euronics) ai fratelli Giannetti (Despar) e a Piero Iacomoni (Monnalisa) che si sono candidati per l’operazione Lebole.

Adesso c’è un’ulteriore proposta di correzione che viene da Luigi Polli, il consigliere comunale Pd con delega al bilancio: lui chiede di tagliare da 5 mila a 3500 metri il lotto più grande, in modo da chiudere qualsiasi spiraglio all’ingresso della grande distribuzione da fuori. Le previsioni urbanistiche per la Cittadella Lebole prevedono anche 30 mila metri quadrati di residenziale e circa 38 mila di direzionale, turistico-ricettivo e servizi alla persona. Non c’è ancora un disegno architettonico dell’area, ma le condizioni dettate sono difficilmente compatibili con l’ipotesi di quartiere diffuso del progetto Confesercenti.

Resta dunque prepotentemente alla ribalta il solo piano Carrara (i proprietari dell’area), quello appunto redatto da Femia e Peluffo: le famose quattro torri immerse in un parco di decine di migliaia di metri quadrati che dovrebbe ricongiungersi con l’antistante Cittadella degli Affari e giungere fino alla lottizzazione UnoAerre che attende anch’essa il suo turno in consiglio comunale. Tra gli scenari di maggior suggestione l’interramento del raccordo autostradale: sotto il tunnel per le auto, sopra il verde del parco.