Arezzo, 17 gennaio 2011 - L'ultimo saluto ad Arianna sarà dato mercoledì 19, alle 15.

Sarà la chiesa di San Leo, la frazione in cui abitava la bambina con la sua famiglia, ad accogliere i parenti e gli amici per ricordarla e stringersi in preghiera, quella vera, quella intensa dell’addio.

Il Pm, Julia Maggiore, ha dato il nulla osta per la sepoltura, dopo l’autopsia e i suoi rilievi, che sembrano indicare con chiarezza la causa in un problema cardiaco.

 Già ieri pomeriggio si erano ritrovati, nel parco di via Montefalco genitori e bambini, tutti insieme. Un po’ per provare uniti a superare lo choc. Un po’ per sentire vicina la loro Arianna. E uniti sono stati stamattina, alle 8.10, per l’ingresso in classe. Il messaggio dalla scuola Cesalpino è girato tra tutte le famiglie. Senza fatica. Perché mai come in queste ore i papà e le mamme della 1° E si sono stretti tra loro. Un filo continuo, incessante. A volte il filo del telefono, in una sequela di chiamate che ricuce le case l’una all’altra: e con le case il dolore, l’angoscia, lo stupore di chi ancora non riesce a credere a quello che è successo. E che forse per questo fa ancora più fatica a raccontarlo ai figli. Sconvolti.


Hanno visto morire Arianna (nella foto) praticamente sotto gli occhi. L’hanno vista scivolare in terra, in quel sabato mattina che chiunque vorrebbe cancellare. L’hanno vista soccorsa, anche se poi mani felici li hanno portati via. Il resto lo hanno intravisto dalle finestre. Le finestre che piangono della scuola media Cesalpino. Ieri erano tutte chiuse, con le serrande calate giù, come il personale scolastico le aveva lasciate nel dolente finale di quel sabato mattina. Chiuse le finestre ma continuo il passaggio di persone. Bloccate dal cancello, il cancello chiuso di via Porta Buia. Ma anche il cancello che una mano anonima aveva provato a ingentilire: a trasformare in un ultimo, piccolo regalo ad Arianna.


Un orsacchiotto legato in un angolo. Un orsacchiotto di peluche, con le orecchie basse, come se avvertisse anche lui l’amarezza di tutti. Un orsacchiotto quasi bloccato tra due sbarre del cancello e sormontato da un mazzo di rose. Cinque rose, bianche al centro e rosate agli angoli: loro sì, dritte verso il cielo. Lì davanti la gente si ferma. Famiglie, bambini, per mano ai genitori. Leggono il cartello a fianco: e scrollano la testa, senza capire. Perché si immaginano una poesia o un ricordo della bambina: e invece ti spiega solo da dove entrare la mattina.
 

Ma il cartello e la scuola non hanno colpe: è solo un messaggio di qualche giorno fa, tristemente superato dagli eventi. Chi passa di fronte si fa un segno di croce o si ferma per un attimo a pregare, come strappando all’orsacchiotto un attimo di meditazione. I risultati sono attesi proprio per queste ore, insieme al segnale che la famiglia aspetta. Una famiglia chiusa nel dolore. Il padre di Arianna, Riccardo, ieri era ancora in ospedale, per le conseguenze del malore avuto di fronte al corpo della figlia. Ed è inutile provare a spiegare la lacerazione che attraversano Luciana, la mamma, e Francesca, la sorella: le tre donne di casa, legatissime, fino all’ultima vacanza all’estero, finita appena pochi giorni fa. E ora costrette a ripartire senza Arianna, senza i suoi entusiasmi, senza quel sorriso timido che le foto appena rivelano. Un sentiero stretto, durissimo. Simile a quello che i compagni di classe cominceranno oggi: tutti accompagnati a scuola dai genitori.


Il preside vuole averli con sè, è probabile che gli psicologi daranno dei consigli anche a loro, perché non tutto lo choc può essere recuperato in classe. Una classe che tra l’altro dovrebbe essere ancora sigillata, per i rilievi condotti dalla Scientifica. Così stamani non torneranno subito alla loro aula. E forse è meglio così. Per attutire lo strappo. E non perdersi sull’orlo di quel banco vuoto, che neanche un orsachiotto di peluche o un mazzo di rose riuscirebbero mai a riempire.