Arezzo, 4 novembre 2010 - Rieccolo. Rieccolo il Castigamatti di Variantopoli, ovvero il Pm Roberto Rossi (nella foto), il grande accusatore dai primi arresti del 7 dicembre 2005 (quelli dei moschettieri) fino alla sentenza di primo grado (tutto condannati o quasi) del 29 giugno 2008. Teoricamente doveva essere quella l’ultima comparsata in palcoscenico del prim’attore, ma a questo punto è sempre più concreta l’ipotesi che il pubblico ministero aretino si sdoppi e diventi protagonista anche del processo d’appello, che ieri è incappato di nuovo in una falsa partenza.

La solita questione di notifiche omesse o sbagliate. Mancava quella ad Alessandro Cipolleschi, uno dei moschettieri, era inesatta quella a Pier Paolo Nencioli, che sarebbe stato lo schermo dei due Lucherini (l’ex sindaco Luigi e il figlio, architetto Marco) nel filone degli abusi d’ufficio, le pratiche urbanistiche votate dal primo cittadino-ingegnere in presunto conflitto di interessi. Tutto da rifare, insomma, e si riparte il 2 febbraio, con il rischio concreto della prescrizione per gran parte delle accuse di abuso d’ufficio, il reato più leggero fra quelli (corruzione, concussione ed estorsione) contestati in Variantopoli.


Ma la vera notizia emerge fra gli avvocati difensori a margine dell’udienza e riguarda ovviamente l’ipotesi che sia Roberto Rossi ad assumere l’accusa, al posto di uno dei sostituti della procura generale. Non c’è ancora niente di ufficiale, per adesso ci sarebbe stato solo un approccio nei confronti del magistrato del 'Garbasso' da parte della procura generale che avrebbe sondato la sua disponibilità.


Perchè questa inversione di ruoli a dire il vero insolita? Questione di complessità del caso: migliaia e migliaia di pagine di indagini preliminari, un fascicolo contenuto in ben sette faldoni, una sentenza di primo grado, quella stesa da Luciana Cicerchia, le cui motivazioni occupano più di seicento pagine. Difficile, insomma, trovare tra i sostituti procuratori generali fiorentini qualcuno che sia capace di orientarsi in un labirinto del genere, meglio affidarsi a qualcuno che il filo di Arianna sa dove trovarlo per esperienza diretta.


Uno scenario, insomma, quantomai ricco di fascino e però carico di incognite per il plotoncino di imputati vip, non solo i Lucherini, ma anche i moschettieri (con Cipolleschi ci sono Pietro Alberti e Andrea Banchetti), il deputato Pdl Roberto Tortoli, il brasseur d’affaires fiorentino Stefano Bertini, l’ex presidente dell’Arezzo Piero Mancini e Dino Badiali, già consigliere comunale fedelissimo dell’allora sindaco. Se finora potevano sperare in un Pm d’appello che si facesse un’idea diversa del quadro probatorio, con Roberto Rossi si troveranno di fronte a un accusatore che, se non altro per coerenza, difficilmente potrà fare passi indietro rispetto alle richieste (e alla sentenza) di primo grado.
 

Il rinvio di ieri ha tuttavia anche un’altra chiave di lettura, quella del deciso passo in avanti verso la prescrizione per chi è imputato di abuso d’ufficio, ossia i Lucherini e Nencioli. I tempi fissati dalla legge perchè il reato non sia più perseguibile sono di sette anni e mezzo. Se si guarda il capo di imputazione, si vede subito che alcune delle accuse sono datate 2001, altre (la multisala) 2003 e altre ancora 2005. Come a dire che siamo vicini, o addirittura oltre, la soglia di estinzione del reato. Per fare calcoli precisi bisognerà guardare meglio, accusa per accusa, anche alla luce della prima sentenza, ma altri tre mesi guadagnati grazie agli errori di notifica lasciano pensare che qualche ipotesi di reato possa essere dichiarata prescritta già dalla corte d’appello e altre da un eventuale ricorso in cassazione. A meno che non siano gli accusati stessi a rinunciare alla prescrizione (che è sempre un’ombra) per chiedere l’assoluzione nel merito. Nell’uovo di Variantopoli le sorprese non sono ancora finite.