Arezzo, 30 giugno 2010 - Alle nove di mattina, molto prima che l’udienda di Eutelia cominci, sono già lì, nel piazzale della "Vela" di Palazzo di giustizia, con la loro rabbia e le loro magliette nere: davanti una maschera con scritto Eutelia, dietro la protesta più forte, più urlata. "Scomparsi", recita lo slogan che i lavoratori di Eutelia si portano sulle spalle. Sono un centinaio, ma sono comunque infinitamente meno degli 800 che hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nell’udienza preliminare in cui sono imputati sei membri della famiglia Landi e un plotoncino di loro ex dirigenti e uomini di fiducia. Associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta ed emissione di false fatture le accuse che il Pm Roberto Rossi si appresta a formalizzare in aula.

 

In realtà non ce ne sarà il tempo, perchè l’udienza si arena molto prima, si arena appunto sulla richiesta di costituzione delle parti civili: non solo gli ottocento lavoratori ex Agile, ma anche molti piccoli azionisti, la Fiom, che è rappresentata in tribunale da Laura Spezia, una delle "dure" della segreteria nazionale, e persino Eutelia, gestione post-Landi, parte offesa che sta valutando se andare oltre con l’avvocato Enrico De Martino. Un altro avvocato, Alessandro Liberatori, si costituisce per sè in quanto azionista e, come legale, per conto di altri soci aretini che si ritengono vittime delle manovre (presunte fino a sentenza definitiva) dei Landi e dei loro fiduciari.
Alle 10 di mattina, insomma, l’aula «Piero Graverini» della Vela è un autentico baillamme. Ci sono innanzitutto gli avvocati difensori: il principe del foro milanese Ennio Amodio, già legale di Silvio Berlusconi, nominato dai Landi assieme al collega Massimo Bassi, Alessandro Traversi e Alessandra Cacioli, sempre per conto della famiglia, Luca Fanfani per Pasquale (Marcello) Pallini, l’uomo delle società dell’est, e Stefano Lusini, che col collega deputato Maurizio Bianconi, assiste Maurizio Sorini. C’è poi una pletora di avvocati per conto del sindacato e dei lavoratori Agile.

 

Agile e soltanto (quasi) Agile. Perchè i grandi assenti nel piazzale del tribunale sono i dipendenti Eutelia di Arezzo, quelli coinvolti nell’amministrazione straordinaria. Loro non perdono occasione per dire che non vogliono essere confusi con quelli di Agile e questi ultimi ricambiano la freddezza, considerandoli un po’ come i cocchini della vecchia proprietà. Ma questo è contorno rispetto all’udienza. Il giudice Anna Maria Lo Prete non fa in tempo a fare l’appello dei presenti, come a scuola, che i difensori saltano su a dire che hanno bisogno di tempo per valutare se possono accettare le richieste di costituzione delle parti civili nei confronti dei loro clienti. Al Gip non rimane che prendere atto della richiesta dei termini a difesa e rinviare al 22 luglio, con prosecuzione al 27. Allora sarà lei a doversi pronunciare sull’ammissione. Se dovesse accettarle tutte si andrà a un processo monstre, uno dei più giganteschi che si siano mai svolti in Italia. Per quanto si riesce a ricostruire, più parti civili ci sono state solo nel caso Parmalat (25 mila piccoli azionisti rappresentati), Bipop-Carire (2 mila) e Cirio (1500).

 

Toccherà poi al Pm Rossi riformulare il capo d’imputazione per come lo ha già predisposto: non più appropriazione indebita per 33 milioni (le triangolazioni con l’Est e la Svizzera) e il falso in bilancio per 60 (la cessione, presunta fittizia, di "Voiceplus" con in pancia gli affari delle telefonate premium), ma bancarotta fraudolenta. Reato ben più pesante, pena da 3 a 10 anni con aggravante in caso di somme rilevanti. Come qui. Il caso Eutelia è appena agli inizi. E chissà se basteranno due udienze nel pieno della lunga estate calda per arrivare almeno ai rinvii a giudizio.