Arezzo 28 giugno 2010 - In principio fu la direzione regionale delle Entrate, ossia il maggiore ufficio fiscale toscano. E’ da lì che il 10 gennaio 2007 parte la segnalazione di reato alla procura di Arezzo che convince il Pm Roberto Rossi ad affidare una delega di indagine su Eutelia al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. E’ proprio quella delega di indagine che domani sfocerà nell’udienza preliminare davanti al Gip che vede imputati 16 protagonisti della Galassia Eutelia, fra cui sei membri della famiglia Landi. Ed è ancora in base a quella delega che le Fiamme Gialle chiedono e ottengono l’autorizzazioni a intercettare i telefoni di alcuni dei protagonisti.

 

Tra le linee che finiscono sotto controllo c’è quella di Chiasso della "Stet Holding", società con sede nella cittadina appena oltre il confine svizzero, in Corso San Gottardo. Cosa ha di particolare questa società? Che nel quadro ricostruito dagli inquirenti è uno dei lati delle triangolazioni che partono da Arezzo e attraverso giri di false fatturazioni arrivano a Bucarest e Sofia, con milioni di euro che alla fine confluiscono in alcuni conti bancari elvetici. Che sempre secondo l’accusa sono nella disponibilità della famiglia Landi o dei personaggi ad essa vicini, come l’avvocato Pierfrancesco Campana. La "Stet" appunto, costituita il 13 ottobre 2006, ruota nell’orbita di Campana. Della compagine sociale fa parte anche Alessandro Landi, mentre delle vicende amministrative si occupa una dipendente milanese di Eutelia, Rossana R. Alla Finanza basta per ipotizzare che "la società possa rappresentare un vero e proprio serbatoio di liquidità finanziarie alimentato da ingenti capitali che vengono distratti dalle società del gruppo, a disposizione della famiglia Landi per un successivo reimpiego in attività economico-finanziarie dei medesimi".

 

La procura si muove e ottiene dall’autorità svizzera di mettere sotto controllo il telefono della "Stet" a Chiasso. E’ da lì che il 30 gennaio 2008 parte una delle telefonate chiave dell’inchiesta. Nella sede svizzera c’è Sauro Landi, all’altro capo, presumibilmente ad Arezzo, il padre Raimondo. Oggetto della chiamata, che comincia alle 18,47, è l’impiego di una somma di dieci milioni di dollari, con la regia dell’avvocato Campana. Il legale, che è in sostanza, nello schema dell’accusa, l’uomo di fiducia dei Landi in Svizzera, propone quella che Sauro definisce "l’operazione della vita", ossia un investimento dei 10 milioni al rendimento del 20 per cento la settimana. I soldi dovrebbero transitare su un conto bancario intestato alla Deutsche bank di Zurigo per essere succesivamente impiegati in un fondo di investimento, il "As Geoterma Technology holding foundation", il tutto col marchio "Stet". Quindi il trasferimento finale presso un’altra grande banca elvetica, l’Ubs. Garanti dell’operazione lo stesso Campana e un dirigente dell’Ubs.

 

I due landi, però, nel corso della conversazione si mostrano diffidenti: hanno il timore che qualcosa possa andare storto, che i dieci milioni si perdano in chissà quale meandro della finanza internazionale. Dice Raimondo Landi: "Cioè, gli dici d’altra parte, cioè, noi da un punto di vista c’è...cioè va bene tutto, ma non ci bene rischiare il capitale...non ci va bene rischiare i soldi che ci si mette". E Sauro: "...Non è che so da convincere che fatta così è una cagata sennò non chiamavo che fatta così non va bene...". La telefonata si chiude in modo interlocutorio. In precedenza, nota la Finanza, i Landi avevano condotto in porto un’operazione analoga da 3,5 milioni di dollari. "A dimostrazione della disponibilità di ingenti capitali da investire già allocati presso posizioni bancarie riconducibili alle società estere controllate da Eutelia, in netta discrasia con la perdita esposta nell’ultimo bilancio presentato dal gruppo".