"Costretta a fare sesso e a non vedere mio marito malato terminale": e le accuse contro il santone si allargano

Ha 80 anni ed era un'adepta della setta di Montecchio: la sua testimonianza spinge il Pm a contestare un'altra accusa a Cioni di riduzione in schiavitù

mario Cioni

mario Cioni

Arezzo, 4 luglio 2015 - Un'altra donna secondo il Pm Angela Pietroiusti era stata ridotta in stato di schiaviutù dall’influenza di Mauro Cioni, il santone di Montecchio, l’ex prete che per un paio di decenni ha guidato la setta da lui stesso creata.

E’ una signopra di 80 anni che nella penultima udienza in assise aveva raccontato le violenze sessuali subite dall’ormai anziano profeta e anche la situazione di costrizione psicologica nella quale aveva vissuto per tutto il periodo in comunità, fino al 2009.

E questo ha indotto il Pm a contestare la nuova accusa nei confronti di Cioni, che deve rispondere, insieme al suo allievo prediletto Carlo Carli di riduzione in schiavitù e  violenza sessuale sulle adepte. Quando ho rotto con Cioni e Carli, disse  la donna, «perla prima volta mi sono sentita libera. Andavo ai giardini e mi pareva di volare».

Disse piangendo come Cioni le avesse quasi impedito di rivedere il marito, ormai malato terminale, con la minaccia che rischiava l’inferno. Di qui la scelta di ampliare il capo di imputazione, il che ha innescato  conseguenze processuali. Ieri è saltata l’udienza già programmata e verrà cancellata anche la prossima, prevista per il 17 luglio: servono venti giorni perchè la difesa abbia modo di studiare la nuova accusa. Si torna in aula il 24luglio con le testimonianze saltate ieri, altre «fedeli» delle due sette.