Arezzo, 5 maggio 2016 - IL CAMPO che l’esercito allestisce nel 1889 fuori di Porta Santa Croce (è la foto in omaggio oggi in edicola) è sì in aperta campagna, nella zona della Fonte Veneziana, dove di lì a un decennio si comincerà a progettare il nuovo ospedale destinato a sostituire il Santa Maria sopra i Ponti del Corso, ma confina anche lo scorcio più pittoresco e popolare della città, ossia il quartiere di Colcitrone, dove si raccolgono, accanto a pochi edifici aristocratici, le casupole anguste e senza luce delle classi inferiori. E’ una plebe di piccoli artigiani o comunque di gente che si arrangia per vivere, che col nuovo secolo fornirà il nerbo della classe operaia impiegata alla Sacfem, il Fabbricone.
ANCHE Piazza Grande, con la magnificenza dei suoi edifici, è solo un enclave di questo quartiere in attesa di risanamento. L’acqua corrente in casa è un sogno, la fonte abituale di approvigionamento sono le fontane, come quella che vediamo nella foto 1 sullo sfondo dell’abside della Pieve.
La piazza tuttavia è ancora il cuore del centro, non una periferia come oggi. Lì si svolge il mercato settimanale, lì c’è il tribunale, che ci rimarrà fino a tempi recentissimi. Anche gli altri servizi stanno tutti raccolti nell’arco di poche centinaia di metri: il Comune a Palazzo Cavallo, la prefettura nell’attuale palazzo della Provincia, la questura alla Casa del Petrarca. Le poste invece, fin dai tempi granducali, hanno trovato sede nel Palazzo di Badia della piazza omonima (foto 2): non a caso i vecchia aretini la conoscono ancora come piazza della Posta Vecchia. Solo negli anni ’20 del ’900 verrà progettato (da Umberto Tavanti) e costruito l’imponente palazzo delle poste e telegrafi di via Guido Monaco.
LA CITTÀ della fine del secolo, caratterizzata da una vivace dialettica politica che a metà degli anni ’90 porta al potere in Comune un’amministrazione progressista, scopre anche le prime innovazioni tecnologiche. Come la bicicletta in sella alla quale il giovane della foto viene sorpreso nel 1892 in equilibrio ancora incerto.
Ci vorrà qualche anno perchè la bici diventi un mezzo di massa. Ma le tradizioni restano salde: nella foto 3 il centenario della Madonna del Conforto, nel 1896. Si organizzano nuovi servizi.
Da qualche anno è nata la Croce Bianca (foto 4), una delle associazioni di volontariato ancora più note.
Si riorganizzano anche i vigili del fuoco (foto 6), anzi i pompieri come allora si chiamavano.
E nel 1889 nasce nel bastione di Porta Buia il primo embrione di industria, la fonderia Bastanzetti, di cui nella foto 7 vediamo i fondatori: da sinistra Remigio, Djalma, Donato e Leda Bastanzetti.