Caso Guerrina, dopo i silenzi di Gratien la partita si sposta al riesame. A Sansepolcro l'incontro tra il frate e la ginecologa

Dopo l'interrogatorio di garanzia in cui il padre ha rinnovato la "scenamuta", il suo avvocato contrattacca / LE IMMAGINI DELL'ARRIVO IN CARCERE / FRATE ARRESTATO NEL CONVENTO A ROMA / LE DOMANDE DI PADRE GRAZIANO SULL'ABORTO / IL GIP: CREDIBILE LO SCENARIO DI UNA RELAZIONE / L'HA AMMAZZATA DA SOLO E L'HA NASCOSTA NEL BOSCO" / PADRE GRATIEN FA DA INTERPRETE ALLO SCAFISTA

Padre Graziano e il suo avvocato Luca Fanfani

Padre Graziano e il suo avvocato Luca Fanfani

Arezzo, 29 aprile 2015 - L’attenzione ossessiva di Guerrina, la paura dello scandalo di padre Graziano. Sono i due poli intorno ai quali si muove la linea ormai chiara della Procura sul caso della donan scomparsa e anche secondo i Pm uccisa. Già ai primi di dicembre il frate si rivolge alla ginecologa camerunense dell’ospedale di Perugia. Ora è in Belgio e da mesi è stata chiesta una rogatoria internazionale per ascoltarne la versione.

Ma con lei i carabinieri hanno già parlato per telefono, il numero era sui tabulati di Padre Graziano. Una consuetudine nata nel periodo in cui studia a Perugia dove si laurea nel 2013. Con Padre Graziano nasce un’amicizia. Si vedono a Sansepolcro e il frate chiede chiarimenti sull’aborto e sulla legge. Semplice curiosità o l’indizio di una relazione con Guerrina?

NON PARLA PADRE Graziano, che anche in carcere è la solita sfinge, parla invece, eccome se parla, Luca Fanfani, il suo avvocato. Quello del quale qualcuno maliziosamente dice che una volta era il figlio del sindaco e poi consigliere del Csm, mentre adesso è Beppe Fanfani che è il padre del difensore del frate. Si toglie una carrettata di sassolini dalle scarpe, il rampollo dei una delle grandi famiglie aretine, se li toglie per conto proprio e per conto del sacerdote più sospettato d’Italia, ora accusato di omicidio e distruzione di cadavere. 

Padre Gratien Al solito, nell’interrogatorio di garanzia svoltosi ieri mattina in carcere, Padre Graziano si avvale della facoltà di non rispondere. Udienza brevissima, quaranta minuti al massimo, al termine dei quali il Gip Piergiorgio Ponticelli e il Pm Marco Dioni scivolano via in auto senza rilasciare uno straccio di dichiarazione. Ci vuole mezz’ora in più perchè da San Benedetto riemerga anche Fanfani. In principio sembra anche lui deciso a non parlare, ma il plotoncino dei giornalisti insiste e allora l’avvocato diventa un fiume in piena. Nel mirino, ad alzo zero, l’ordinanza di custodia cautelare. Per carità, Fanfani jr premette tutto il «rispetto e l’ammirazione per il lavoro degli inquirenti e del giudice», ma poi non è che ci vada proprio leggero. «GLI INDIZI - spiega - sono gli stessi sulla base dei quali il Gip Ponticelli e poi anche il tribunale del Riesame avevano contestato il favoreggiamento, escludendo il delitto. Non capisco come possano ora diventare, con una vera e propria inversione di marcia, le prove d’accusa per un omicidio». L’impressione, continua, è che «come nei puzzle dei bambini si trova sempre il modo per farli tornare, anche qui si siano disposte le tessere per comporre il mosaico. E se c’era bisogno di aggiustarne qualcuna lo si è fatto». Insomma, è il riferimento colto dell’avvocato, «siamo nel campo del restauro stilistico romantico: se mancano una testa o un braccio, si ricostruiscono a fantasia». ​E mica è finita. «Fa specie che il provvedimento arrivi a sole 24 ore dalla scadenza del divieto di espatrio». Sottinteso: la custodia cautelare è un modo per evitare che il frate tornasse libero nelle sue mosse. «Ma - scandisce il difensore - non ci sono elementi per tenere Padre Graziano in carcere, anche a prescindere dal fatto che io continuo a credere nella sua innocenza. Dov’è il pericolo di fuga? E dov’è il rischio di reiterazione del reato? Perchè fra le intercettazioni manca proprio quella della telefonata in cui avrebbe minacciato Cristina, la prostituta rumena?».

Padre Gratien e nel riquadro Guerrina Piscaglia LA VERITÀ per Fanfani è un’altra: «Guerrina l’hanno sempre cercata sotto terra, mai sopra. Le indagini sono partite con tre mesi di ritardo e gli inquirenti, convinti che fosse morta, non hanno mai esplorato altri scenari e se ne possono ipotizzare a decine. Perchè non è stata fatta una ricerca seria dello zio Francesco e della macchina grigia descritta, nemmeno con un controllo alla motorizzazione?». Quasi un’arringa insomma, perlomeno un’anticipazione del ricorso al tribunale del Riesame in preparazione. Sarà pronto per la fine della settimana.