Boschi: "Non mi dimetterei se indagassero mio padre". Ministro provato ma drastico in Tv

Maria Elena ospite di Lilli Gruber. "Avrei certo fatto volentieri a meno di questo caso ma tutto serve, il tempo è dalla mia parte". "La responsabilità penale è personale"

Lilli Gruber e Maria Elena Boschi

Lilli Gruber e Maria Elena Boschi

Arezzo, 11 gennaio 2016 - «Se mio padre venisse indagato, come qualunque altro cittadino, si dovrà trovare un avvocato e seguire la vicenda. Ma questo non ha alcun impatto su di me: la responsabilità penale è personale e, soprattutto, un'indagine non è una sentenza di condanna".

E' una Maria Elena Boschi sorridente, come sempre, quella che si presenta da Lilli Gruber a Otto e mezzo: ma che non nasconde neanche l'amarezza del passaggio legato proprio alla vicenda di Banche Etruria. 

«E' paradossale che in una vicenda che vive il sistema bancario italiano e coinvolge altre banche,si continui a parlare solo ed esclusivamente di Banca Etruria e questo semplicemente perché mio padre era il vicepresidente». Lo sfogo personale non manca.  "Se dicessi che non ne avrei fatto volentieri a meno sarei ipocrita, ma farò tesoro anche di questo, poi sono tranquilla perchè il tempo è galantuomo. La verità e il tempo sono dalla parte mia e della mia famiglia. Non so dire se in quell’incarico mio padre abbia fatto bene o male, dico invece con certezza che ciò che ha fatto riteneva fosse un bene per la banca.".

Ma non arretra sulla scelta di fondo: andare avanti. Da qui la risposta alla domanda se si dimetterebbe nel caso in cui il padre dovesse essere indagato. "la responsabilità penale è personale". 

E neanche sulla sua linea riguardo all'eventuale fusione con Vicenza. "La mia è stata solo una battuta e non un seminario, l’opinione me la sono formata leggendo i giornali, quelli di un anno e quelli di adesso. Vista la situazione attuale di Vicenza, non so se con una fusione sarebbe andata peggio per i correntisti sia veneti che toscani».