La mamma lo allatta, muore a tre mesi: la stessa fine della sorellina. Il babbo racconta

A inizio aprile era stato salvato con un intervento straordinario di Marco Bacci, un soccorritore della Misericordia. Lunedì la fine. Cordata per aiutare la famiglia

Un’ambulanza (archivio)

Un’ambulanza (archivio)

Arezzo, 3 maggio 2016 - Avrebbe compiuto tre mesi l'11 maggio. E’ morto lunedì mattina mentre la mamma si stava preparando a dargli il biberon, nella sua casa di Montevarchi. Ultimo nato di una coppia di nigeriani che hanno altri due bimbi di 8 e 3 anni, il 2 aprile, già in arresto cardiaco, era stato salvato da Marco Bacci, un soccorritore della Misericordia cittadina.

Ricoverato al Meyer, l’ospedale pediatrico di Firenze, sembrava tutto procedesse bene: poi la tragedia. Alle 6 aveva preso regolarmente la poppata e alle 9 la mamma, di 38 anni, era andata in cameretta con le vitamine e il biberon. Ma il piccolo mentre tirava il latte ha cambiato espressione. Ancora quel maledetto malore. Immediati i soccorsi ma stavolta non sono bastati a salvarlo.

Un tragico bis. La famiglia aveva già perso un’altra bimba della stessa età quattro anni fa in un simile episodio. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta e procedono i Carabinieri. Ieri mattina c'è stato un esame esterno della salma del piccolo, che ha escluso lesioni di qualunque tipo: la morte è stata naturale. Forse un fattore genetico ereditario? Sembra l'ipotesi più probabile.

E’ il babbo del piccino a raccontare il terribile retroscena. Ikponmwosa Idahosoa ha 35 anni, altri due figli di 8 e 3 anni, e i suoi occhi sono lo specchio della sofferenza. «Il mio bambino era nato prematuro di sette mesi. Pesava un chilo e 500 grammi ed è rimasto all’ospedale di Arezzo fino a che non ha sfiorato i nove mesi. Una volta a casa non è mai stato bene. Il 2 aprile mia moglie mi ha chiamato per avvertirmi che il piccolo stava di nuovo male».

E’ il momento dell’arresto cardiaco, del salvataggio con un soccorritore, del ricovero al Meyer, Lunedì la situazione è precipitata: «Aveva mangiato alle 6 e un’ora più tardi sono uscito per andare al lavoro. Alle 9 la telefonata e stavolta mi è stato detto che non c’era più nulla da fare. E ora, putroppo, lo dovrò accompagnare dalla sorellina, in un viaggio che non avrei mai immaginato di dover ripetere». Non si capacita dell’accaduto e le lacrime prendono il sopravvento. Per coprire le spese del funerale è intervenuta la Caritas.