Banca Etruria, ecco l'ispezione che ne cambiò il destino: la stangata 2012

La testimonianza drastica di Emanuele Gatti appesantisce il quadro delle sofferenze

Banca d'Italia

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Arezzo, 4 gennaio 2016 - L’ispezione di Bankitalia che decide della sorte di Banca Etruria comincia il 4 dicembre 2012. Meno di cinque mesi, dunque, dopo la prima lettera del governatore Ignazio Visco, quella (24 luglio 2012) nella quale si chiedevano provvedimenti urgenti per rimettere in carreggiata Bpel, altrimenti (si diceva) sarebbe stata inevitabile l’aggregazione in un polo creditizio di maggiori dimensioni. La Nazione è in grado di ricostruire lo scenario sulla base di quanto scrive nella sua relazione Giuseppe Scattone.

E’ l’altra faccia della pesantissima testimonianza resa alla Finanza dal capo del pool ispettivo Emanuele Gatti, il verbale nel quale si descrive una Banca Etruria governata da un’«alta direzione» (il presidente Giuseppe Fornasari, il direttore generale Luca Bronchi e il responsabile del Risk Managementg David Canestri) che tagliava fuori un Cda privo di reali competenze bancarie.

Gatti  comincia un controllo mirato su 241 posizioni di credito deteriorate, di cui 146 sofferenze, 75 incagli e 20 crediti ristrutturati, per un importo complessivo di 800 milioni di euro. Il giudizio del pool ispettivo è drastico: gli accantonamenti non sono «sufficientemente conservativi».

Bpel non ha messo a bilancio risorse sufficienti a copertura del rischio, «anche in relazione (parole degli ispettori Ndr) al tono marcatamente regressivo assunto dal ciclo economico». Bankitalia ritocca al ribasso le «evidenze aziendali», facendo mettere a bilancio 187,4 milioni in più per le sofferenze, 85,5 per gli incagli e 30,9 per i crediti ristrutturati. Il che comporta un aumento delle previsioni di perdita di 136,6 milioni. Tanto è vero che il conto economico 2012, in leggero attivo fino alla terza trimestrale, si chiuderà con un rosso di oltre 200 milioni, il peggior deficit prima di quello monstre (e mai approvato per l’arrivo dei commissari) di 517 milioni nel 2014.

Gli ispettori interverranno anche sulla prima semestrale 2013, imponendo ritocchi per 66,5 milioni di sofferenze, 25,5 di incagli e 59,4 di perdite. Il tutto approderà poi sul tavolo del procuratore Rossi fra settembre e dicembre e verrà inizialmente contestato a Fornasari, Bronchi e Canestri non solo come ostacolo alla vigilanza ma anche come falso in bilancio, secondo l’impostazione di Banca d’Italia.

Diverso il punto di vista della consulenza Scattone: intanto, scrive, solo riguardo alle cifre relative ai conti 2012 siamo sopra la soglia di legge prevista per la punibilità, cioè il 10 per cento del bilancio: 14,5% per le sofferenze, 9,5 per gli incagli e 12,3 per le perdite. Che si riducono a 5,1% per le sofferenze, 2,7 per gli incagli e 9,1 per le perdite nella semestrale 2013. E poi, sempre secondo Scattone, manca la prova che le discrasie nei conti siano il risultato di «un’azione di consapevole nascondimento» da parte di Bpel. Anzi, la stessa Bankitalia riconosce che l’Etruria ha recuperato negli accantonamenti la «best practice». Infatti, nell’avviso di chiusura indagine Rossi imputerà al vertice della banca il solo ostacolo alla vigilanza. Reato per il quale siamo alla soglia della richiesta del processo.